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CLARA MOSCHINI

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Fao: 70% dei bisognosi di assistenza lavora nell'agricoltura

Ciononostante, solo il 4% degli interventi umanitari è destinato a questo settore /Video

Le dichiarazioni di Rein Paulsen, direttore dell’Ufficio per le emergenze e la resilienza dell'agenzia delle Nazioni Unite.

La pandemia, i cambiamenti climatici, la perdita della biodiversità e le guerre sono quattro dei fattori più significativi nel peggioramento della sicurezza alimentare in tutto il mondo. A sottolinearlo è Rein Paulsen (foto), direttore dell’Ufficio per le emergenze e la resilienza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).

In un’intervista rilasciata all’ufficio comunicazione della Fao, il dirigente ha messo in luce che il “70%” delle “persone bisognose di assistenza umanitaria si trova nelle zone rurali”, quindi si tratta in primo luogo di “agricoltori” o di “pescatori”. Ciononostante, “solo il 4% di tutti i finanziamenti umanitari destinati ai contesti di emergenza prolungata sostiene l’agricoltura”.

Paulsen ha ricordato anche l’appello congiunto di varie agenzie delle Nazioni Unite – il Global Humanitarian Overview – lanciato alla fine dell’anno scorso, a sostegno di circa 230 milioni di persone nel mondo.

Nel concreto aiutare gli agricoltori danneggiati significa, ad esempio, porre loro in mano risorse come “sementi, strumenti e assistenza tecnica per consentire loro di piantare per la prossima stagione. Significa – ha spiegato il dirigente Fao – mantenere in vita gli animali durante un periodo di siccità o durante l’inverno”, cosa che già si realizza “attraverso la fornitura di alimenti per animali di emergenza” e anche con “l’assistenza veterinaria”.

Uno dei luoghi dove la Fao è intervenuta in modo più sistematico è l’Afghanistan, dove soltanto l’anno scorso l’organizzazione, con la collaborazione di circa 21 partner esecutivi, ha sostenuto direttamente più di 6 milioni di afghani rurali con interventi urgenti. Tra questi: sussidi in denaro alle “famiglie emarginate che non hanno nemmeno accesso a gran parte della terra”; interventi sulle “proteine animali”, specie per quanto riguarda i polli; semi di grano per 220 dollari per produrre un fabbisogno di cereali per un periodo di dodici mesi.

In conclusione, Paulsen ricorda il ruolo giocato dalla Fao a sostegno dei Paesi colpiti dalla “grande epidemia di locuste del deserto che ha colpito gran parte del Corno d'Africa, dell'Africa orientale e le zone limitrofe”: un intervento costato “circa 230 milioni di dollari”, che “ha consentito di risparmiare almeno 1,8 miliardi di dollari in perdite di raccolto”.

Un altro intervento importante, realizzato in un’area di conflitto, è stato quello in Tigray e in tutta l’Etiopia. “Gli agricoltori del Tigray, con il sostegno della Fao e di altri – ha sottolineato il dirigente – hanno prodotto 900.000 tonnellate di cibo; cioè l’equivalente di 6-7 mesi del fabbisogno alimentare di quella regione del mondo”.

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EFA News - European Food Agency
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