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Grano: Italia leader europeo nella macinazione

4 mln ton di duro e 3 mln ton di tenero prodotti nel nostro Paese, secondo i dati di Italmopa

La grande quantità di cereale importato, permette una maggiore selezione, quindi una migliore qualità dei prodotti finiti (pane, pasta, pizza, biscotti).

L'Italia conserva saldamente la leadership europea della macinazione. I numeri significativi sull'industria molitoria italiana sono stati illustrati oggi a Roma, alla Sala Stampa Estera, in occasione della presentazione dell'evento "Molini a porte aperte", promosso da Italmopa.

“Non è un caso che abbiamo questa leadership, la storia della macinazione è stata fatta anche in Italia- ha commentato Giorgio Agugiaro, presidente e amministratore delegato di Agugiaro & Figna -. Da oltre 150 anni i molini italiani hanno via via migliorato le tecniche di macinazione e le metodologie di analisi. C’è infatti un indotto molto importante in Italia di aziende che producono macchine che servono negli impianti molitori. I nostri tecnici sono conosciuti in tutto il mondo e fanno avviamenti e collaudi in tutti i paesi".

Da parte sua, il presidente di Italmopa, Andrea Valente, ha sottolineato che il numero di molini in Italia è sceso dai 515 del 2000, ai 291 di oggi: un declino spiegato con il fatto che "i molini lavorano in ambiente molto competitivo, il nostro è un mercato aperto, vige la legge della domanda e dell’offerta e solo le aziende che hanno vinto questa sfida competitiva rimangono sul mercato. Nonostante questo - ha aggiunto Valente - produciamo farine e semole che sono l’ingrediente di molti alimenti che sono le eccellenze del Made in Italy: pasta, pizza, prodotti di pasticceria e biscotteria". Italmopa è "il primo fornitore delle aziende che fanno questi prodotti", stimolando così la competitività dell'intero comparto sui mercati mondiali. "Di grano importiamo il 65%", mentre il fatto che "riusciamo a esportare il 5% della farina è qualcosa che deve far pensare e riflettere".

Il segreto di tale successo, secondo Agugiaro è nella nostra esportazione del "know how della fabbricazione delle farine". L'Italia produce "le migliori farine e semole del mondo per un motivo molto semplice", proprio perché, essendo un grande importatore, è in grado di "analizzare i grani che arrivano dalle diverse parti del mondo e selezionare i migliori". Mentre Francia e Germania, per quanto riguarda il grano sono autosufficienti e non importano ma, per contro, le tipologie di pane da loro vendute sono piuttosto omogenee, "da Bolzano a Siracusa, abbiamo 200 tipi di pane", ha osservato Agugiaro

Altri numeri sono stati illustrati da Andrea Valente: "I molini italiani macinano circa 5,5 milioni di tonnellate di grano tenero e 6 milioni di tonnellate di grano duro. Col grano tenero si fa la farina, il 60% della farina è utilizzata per fare pane e sostitutivi del pane, il 22% è utilizzato per prodotti di biscotteria e lievitati, il 9% per la produzione di pizze, il 6% va all’export, il 5% per l’uso casalingo". 

Con il grano duro "si produce semola, di cui il 90% viene utilizzata per la produzione di pasta e il 10% per la panificazione". L'Italia produce 4 milioni di tonnellate di grano duro e, al tempo stesso, importa circa il 30-35% del nostro fabbisogno, quindi "esportiamo il 60% della pasta che produciamo. La produzione nazionale copre totalmente il fabbisogno nazionale".

Dove invece l'Italia è "deficitaria per mancanza di superfici" è nel grano tenero, di cui produce soltanto "3 milioni di tonnellate", quindi è costretta a "importare il 60-65% del nostro fabbisogno". L’85% del frumento che l’Italia importa, proviene "dalla comunità europea", pertanto l'Unione europea "è completamente autosufficiente", ha concluso Valente.

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EFA News - European Food Agency
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