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Frutta in guscio/2. Un tesoro italiano ancora tutto da scoprire

Ismea: -685 mln deficit bilancia commerciale indica possibile aumento produttivo/Allegato

Quella della frutta in guscio è una delle peculiarità che l'Italia non ha ancora deciso di sfruttare al meglio. Per cominciare a farlo Ismea ha addirittura organizzato un convegno a Macfrut di Rimini dal titolo "Dentro c'è l'Italia". Dentro cosa? Dentro il guscio, ovvio. L'appuntamento, in concomitanza con la partenza della Campagna di promozione finanziata dal ministero dell'Agricoltura è stata l'occasione per fare il punto sul comparto (vedi EFA News).

In Italia, la coltivazione di noci, nocciole, mandorle, castagne, pistacchi e carrube interessa una superficie di circa 180 mila ettari, in deciso aumento rispetto ai 135.161 ettari del 2015: la produzione media degli ultimi anni ammonta a circa 220 mila tonnellate (dato 2021), con il 2022 che è pronto a svettare con oltre 256 mila tonnellate. Questi sono i dati Ismea secondo cui i quantitativi raccolti oscillano fortemente da un anno all’altro a causa dell’impatto del clima sulle rese produttive. La frutta in guscio vale 290 milioni di Euro a livello di produzione agricola e garantisce un fatturato (tra frutta e agrumi) da 894 milioni.

L'indice dei prezzi della frutta a guscio, da 100 Euro al chilo del 2010, è rimasto abbastanza stabile nel periodo 2017-2018 con, rispettivamente 142,9 Euro/chilo e 152,5 Euro/chilo: nel 2019 l’indice ha
segnato un incremento (163,3 Euro/chilo) "sostanzialmente ascrivibile all’aumento del prezzo all’origine delle nocciole (che come è noto risentono fortemente delle variazioni registrate sul mercato turco) e delle mandorle", secondo Ismea. Nel 2020 l’indice è calato su base annua (150 Euro/chilo), calo confermato nel 2021 (126,1 Euro/chilo) per poi riprendersi nel 2022 con 140,2 Euro/chilo. A questo corrispondono costi di produzione che, solo nel confronto tra 2022 e 2021 sono aumentati del 23%.

In generale, sottolinea l'Ismea, esiste un forte legame della produzione con il territorio: la produzione di nocciole, per esempio, è localizzata essenzialmente in Campania, Lazio e Piemonte; quella di mandorle in Puglia e Sicilia, quella di pistacchio in alcune aree specifiche della Sicilia (Bronte e Raffadali) mentre la produzione di noci e castagne è diffusa in areali che vanno dal sud al nord dello Stivale. 

Lo stretto legame con il territorio ha portato al riconoscimento di diversi marchi a indicazione geografica (Dop e Igp) ma il successo economico di questi prodotti è stato fino ad ora parziale, in quanto ostacolato da alcuni limiti insiti nella struttura stessa di questa filiera. Il principale utilizzo della frutta in guscio, soprattutto nocciole, mandorle e pistacchi, riguarda l’industria dolciaria e agroalimentare in genere, mentre per castagne e noci si ha una prevalenza del consumo tal quale.

Per loro stessa natura, i prodotti del comparto intercettano naturalmente la crescente domanda di alimenti salutari ad elevato contenuto nutrizionale facendo registrare una tendenza di crescita negli acquisti: per tutti i prodotti si registra, tuttavia, un deficit della produzione nazionale rispetto al fabbisogno interno e ciò spiana la strada all’importazione di ingenti quantitativi di prodotto dall’estero, come avviene ad esempio per le nocciole turche, cilene, georgiane e azere, per i pistacchi di Usa e Iran, per le mandorle di Usa e Spagna, per le noci di Spagna e Usa e per le castagne di Turchia, Portogallo e Spagna. 

Tutto ciò si traduce, secondo i dati più recenti relativi al 2022, in importazioni per oltre 1,3 miliardi di Euro l’anno ed export per 651 milioni di Euro, con un deficit della bilancia bilancia commerciale dell’Italia che ammonta a -685 milioni di Euro. "È evidente quindi -sottolinea Ismea- che esiste una grande opportunità di aumentare il potenziale produttivo dell’Italia tenendo ben presente però i limiti determinati dalle caratteristiche pedoclimatiche dei nostri territori che non sempre si adattano alle diverse specie. Allo stesso tempo è necessario non sottovalutare la minaccia insita in un mercato internazionale gestito da grandi player in grado di influenzare il livello del prezzo mondiale". 

Allegati
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EFA News - European Food Agency
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