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Fao-Wfp: insicurezza alimentare cresce in più Paesi

Le due principali cause sono individuate nel cambiamento climatico e nel conflitto in Sudan /Allegato

Lo affermano i dati dell'ultimo rapporto congiunto delle due organizzazioni delle Nazioni Unite.

L'insicurezza alimentare acuta è destinata ad aumentare potenzialmente in grandezza e gravità, in particolare in 18 "punti caldi" dislocati in un totale di 22 paesi. A riferirlo è il rapporto "Hunger Hotspots – FAO-WFP early warnings on acute food insecurity", pubblicato oggi e curato congiuntamente dall'Organizzazione Mondiale per l'Agricoltura e l'Alimentazione (Fao) e dal Programma Alimentare Mondiale (Wfp). 

Il rapporto mette in luce il rischio di una ricaduta della crisi sudanese sui Paesi vicini, senza trascurare gli effetti di El Niño, che sta sollevando timori di estremi climatici nei Paesi vulnerabili di tutto il mondo.

“Dobbiamo fornire interventi agricoli immediati e urgenti per sottrarre le persone alla fame, aiutarle a ricostruire le loro vite e fornire soluzioni a lungo termine per affrontare le cause profonde dell'insicurezza alimentare. Investire nella riduzione del rischio di disastri nel settore agricolo può sbloccare significativi dividendi di resilienza", ha sottolineato Qu Dongyu, direttore generale della Fao.

"Non solo sempre più persone, in più luoghi del mondo soffrono la fame, ma la gravità della fame che affrontano è la peggiore di sempre", ha dichiarato da parte sua Cindy McCain, direttore esecutivo del Wfp. “Questo rapporto chiarisce: dobbiamo agire ora per salvare vite umane, aiutare le persone ad adattarsi a un clima che cambia e, in ultima analisi, prevenire la carestia - ha aggiunto McCain -. Se non lo facciamo, i risultati saranno catastrofici".

Il rapporto mette in guarda dai gravi rischi determinati da El Niño, che, secondo i meteorologi emergeranno entro la metà del 2023 con una probabilità dell'82%. Il cambiamento previsto nei modelli climatici dovrebbe avere tra le conseguenze, una riduzione drastica delle precipitazioni in America centrale e, in particolare, nel Sahel e nel Corno d'Africa. Per quanto riguarda il Sudan, si prevede che oltre un milione di persone lasceranno il paese, mentre altri 2,5 milioni all'interno del Sudan dovranno affrontare la fame acuta nei prossimi mesi.

Il Fondo monetario internazionale prevede una crescita del Pil globale al 2,8% nel 2023, il livello più basso in dieci anni, dopo il crollo indotto dal Covid-19 nel 2020. Il Pil dell'Africa subsahariana crescerà dello 0,3% in meno rispetto al 2022.

Secondo il rapporto, Afghanistan, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen rimangono al massimo livello di allerta. Haiti, il Sahel (Burkina Faso e Mali) e il Sudan sono stati elevati ai massimi livelli di preoccupazione; ciò è dovuto alle severe restrizioni alla circolazione di persone e merci in Burkina Faso, Haiti e Mali, e al recente scoppio del conflitto in Sudan.

La Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, l'Etiopia, il Kenya, il Pakistan e la Siria sono focolai di forte preoccupazione, e l'allerta è estesa anche al Myanmar. Persino il Libano è stato aggiunto all'elenco degli "punti caldi", assieme al Malawi e a quattro Paesi dell'America centrale: El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua.

In allegato a questa EFA News, il testo integrale del rapporto Fao/Wfp.

Allegati
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EFA News - European Food Agency
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