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Le carni sostenibili? Sono quelle italiane!

Un saggio sul tema smentisce i luoghi comuni su impatto ambientale ed emissioni

Scordamaglia (Filiera Italia): "Divieto di cibo sintetico tutela consumatore".

L'aumento del 30% entro il 2050 della domanda di alimenti di origine animale (+29% carne, +35% latticini, +25% uova e +37% pesce), secondo le stime della Fao. La conseguente necessità di contenere l'impatto ambientale degli allevamenti. Parimenti, tuttavia, è stato confermato che la produzione di cibi proteici sintetici è altamente più inquinante (fino a 25 volte di più) rispetto ad analoghi prodotti di origine animale naturale. Non è tutto: in Italia le attività zootecniche negli ultimi dieci anni non solo non hanno impattato sull’ambiente, ma hanno contribuito a raffreddare l’atmosfera con emissione ricalcolate cumulativamente a - 49 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

Questi e molti altri i dati significativi che emergono dal libro "Carni e salumi: le nuove frontiere della sostenibilità", scritto da Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina, edito da Franco Angeli con il contributo di Carni Sostenibili, organizzazione no profit che riunisce le associazioni dei produttori di carni e salumi italiani con lo scopo di promuovere un consumo consapevole e la produzione sostenibile degli alimenti di origine animale.

Un ulteriore elemento che infrange i luoghi comuni: oggi l’Italia è agli ultimi posti in Europa per consumi di carne pro-capite. Gli ultimi dati Ismea parlano di “consumi apparenti” di circa 65,3 Kg pro-capite di carne all’anno (pollo, suino e bovino), che al netto delle parti non edibili (ossa, tendini, grasso) sono poco meno di 33 kg all’anno per persona (consumo reale).

 Alla presentazione del libro oggi a Roma, è intervenuto anche il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, che ha dichiarato: "La risposta alla domanda di sostenibilità non può essere quella di smantellare le attività agricole e delegare ai laboratori la produzione di quello che mangiamo”. Sulla carne artificiale ricorda che Scordamaglia: “Secondo Fao e Oms esistono almeno 53 potenziali pericoli per la nostra salute legati al possibile consumo di carne artificiale, mancano gli studi necessari che dicano che il consumo di questo prodotto, addizionato di ormoni, antibiotici e antimicotici necessari per farla crescere, non comporti rischi”.

“Il divieto alla produzione e alla vendita in Italia di carne artificiali - prosegue il consigliere delegato - tutela il consumatore in questo senso. Lungi dall’essere una battaglia di retroguardia è la giusta applicazione di un principio valido in tutta l’Ue, il principio di precauzione”. 

In conclusione, sugli impatti ambientali Scordamaglia ha affermato: “Chi ha salutato l’avvento della carne artificiale come alternativa più sostenibile dovrà ricredersi: recenti studi più accurati ci dicono che la produzione di carne artificiale attraverso bioreattori potrebbe avere un impatto climalterante fino a 25 volte superiore a quello della carne naturale”.

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EFA News - European Food Agency
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