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Asiago tarocco: perchè il tribunale ha assolto Citterio

Non finisce la disputa sul Cheese commercializzato negli Usa

È sempre triste quando si deve parlare di made in Italy ponendo l'accento su quanto di spiacevole sia insito in questa che è ormai diventata una piaga internazinale. È ancora più triste quando tocca evidenziare che i principali taroccatori dei prodotti made in Italy, spesso eccellenze vere e proprie, sono aziende italiane e/o di italiani all'estero. Proprio come avviene in questa diatriba tra Asiago e Citterio, due marchi che non hanno bisogno di presentazioni, come si dice, che però, si stanno combattendo a carte bollate e tribunali proprio nel nome (nominato invano, stavolta?) dell'italian sounding.

Cosa succede lo abbiamo anticipato qualche giorno fa (vedi EFA News) e lo ribadisce con dovizia di particolari un articolo di Attilio Barbieri apparso su Libero. "Negli Stati Uniti si vende un formaggio denominato Asiago Cheese che nulla ha a che vedere con il vero Asiago Dop, la Denominazione d’origine protetta, tutelata dall’Unione europea in base al Regolamento 1151 del 2012 che ne sancisce l’unicità e la non replicabilità al di fuori della zona prevista dal disciplinare di produzione". 

Inizia così l'articolo che ripercorre la storia, finita davanti ai tribunali, dell'Asiago tarocco prodotto dal caseificio americano BelGioioso Cheese, fondato e gestito tuttora da Errico Auricchio che, non a caso forse, è uno dei "fondatori del Consortium for common food names, il Consorzio per i nomi comuni alimentari, che rivendica il diritto di copiare e commercializzare in tutto il mondo i campioni del made in Italy a tavola".

Errico, come ha messo in risalto il giornalista in un altro articolo precedente, non ha nulla a che fare col più noto cugino italiano doc, Gian Domenico. L'uno, 75 anni, è il presidente della Belgioioso Cheese, sede a Green Bay, Wisconsin, dove è arrivato con la famiglia nel 1979: soprattutto è considerato il re indiscusso dei taroccatori di formaggi italiani negli Stati Uniti. 

L'altro, Gian Domenico, classe 1957, laurea in giurisprudenza, è amministratore delegato dell’azienda di famiglia, la Gennaro Auricchio S.p.a., e assomma una serie di incarichi di prestigio passati e presenti come presidente della Camera di Commercio di Cremona, di Unioncamere Lombardia, di Fiere Parma, di Assocamerestero, già presidente di Federalimentare, vice presidente di Confindustria e di Unioncamere nazionale. 

Detto questo, veniamo alla diatriba in atto in questi giorni ma che si protrae da alcuni anni. Come riporta Libero, l’Asiago tarocco made in America, infatti, viene venduto con il marchio Citterio, in abbinata a un salume ugualmente tarocco, la Sopressata (con una sola "p"). "A porre in vendita le vaschette contenenti il falso Asiago è un’azienda basata in Pennsylvania, la Euro Foods Inc. che "opera anche con il business name di Citterio Usa Corporation e ha un accordo di licenza per l’utilizzo dei marchi 'Citterio' e 'Citterio Fresco' con la società italiana Giuseppe Citterio S.r.l., a sua volta titolare del marchio Citterio".

Basta questo elenco di nomi per pensare a usurpazione di marchio, in questo caso l’Asiago Dop: l'ha pensata così il Consorzio di tutela dell’Asiago (quello vero) che si è rivolto al Tribunale delle imprese di Milano con un procedimento partito nel 2018. In causa sono state chiamate la Giuseppe Citterio Salumificio S.p.a., Citterio Usa Corporation e la statunitense Euro Food. "Il Consorzio contestava la violazione della Dop, la concorrenza sleale, la violazione del diritto d’immagine del Consorzio Asiago".

Ma, come detto, proprio in questi giorni il giudice ha respinto le richieste del Consorzio per "carenza di giurisdizione italiana" in quanto la Euro Foods ha sede negli Stati Uniti. I convenuti in giudizio sono stati la Giuseppe Citterio Salumificio S.p.a. che produce i salumi e ha sede a Rho, la Euro Foods Inc con sede in Pennsylvania. Solo in un secondo momento, nel corso della prima udienza, sono state chiamate in causa la Giuseppe Citterio Srl, proprietaria del marchio Citterio, e la lussemburghese Citterio Holding SA. Richiesta però respinta dal giudice.

Secondo quanto ha scritto il giudice Stefano Tarantola che ha firmato la sentenza, per ammissione della Giuseppe Citterio Salumificio S.p.a. il marchio Citterio è stato ceduto in licenza all’americana Euro Foods. Per questo, cioè per il fatto che la parte chiamata in causa avrebbe sede negli Stati Uniti e non in Italia, Tarantola ha ritenuto "non accoglibile la richiesta del Consorzio di autorizzazione alla chiamata in causa dei terzi Giuseppe Citterio S.r.l. e Citterio Holding Sa".

Alla faccia dell'italian sounding, insomma, il magistrato ha risposto picche alla denuncia in base a "ragioni di economia processuale", come riporta la sentenza citata da Libero, "che rendono opportuno non estendere ulteriormente l’ambito del presente giudizio". Fra le ragioni di economia processuale, fa notare il giornalista Barbieri, c’è che "uno dei terzi ha, tra l’altro, sede all’estero". Parliamo della Citterio Holding Sa, che è in Lussemburgo. 

Anche questo, appare come un fatto incredibile nell'evoluzione della causa, visto che le società residenti in Lussemburgo, da un punto di vista del diritto comunitario, trovandosi in un Paese della Ue, "sono chiamate a rispondere di eventuali violazioni alle norme europee", riposta Libero. Nel caso di specie rispondono al Regolamento Ue1215 del 2012. Non solo. In tutto questo affastellarsi di nomi e indirizzi, "sarebbe interessante accertare, attraverso la holding lussemburghese, i rapporti intercorrenti fra la medesima capogruppo e la Euro Foods che confeziona e commercializza tuttora l’Asiago tarocco negli Stati Uniti su licenza".

Detto tutto questo, è dovere di cronaca riportate che le agenzie battono da giornri il take secondo cui il Consorzio tutela formaggio Asiago "valuta l’appello alla sentenza che lo ha visto contrapposto a Giuseppe Citterio Salumificio S.p.a., dopo che Euro Foods, la società statunitense del gruppo, ha posto in vendita negli Usa un prodotto dichiarato 'Asiago Cheese' e privo dei segni identificativi della Dop".

(Aggiornato il 5/7/2023)

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EFA News - European Food Agency
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