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Agricoltura conservativa: come impattare di meno producendo di più

Benefici stimati per oltre 5 miliardi nello scenario di massimo potenziale, secondo Ecaf

Se n'è discusso a Roma in un convegno a cura Federazione europea dell’agricoltura conservativa (Ecaf).

Quando si parla di agricoltura conservativa, si fa riferimento a un modello agricolo sostenibile, in linea con i parametri del Green Deal e, al tempo stesso non pregiudizievole nei confronti del settore e della sua produttività. Uno spaccato dell'agricoltura rigenerativa è emerso a Roma, nei giorni scorsi, durante il convegno “Realizzare un’agricoltura sostenibile nel quadro del Green Deal europeo”, organizzato dalla Federazione europea dell’agricoltura conservativa (Ecaf).

Tra i relatori: Michele Pisante, professore ordinario di agronomia e coltivazioni erbacee all’Università degli studi di Teramo e nel Collegio del dottorato di ricerca in Crop Science all’Università degli studi di Padova; Laura Ercoli, professore ordinario di agronomia e coltivazioni erbacee alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, coordinatrice del dottorato di ricerca in Agrobiosciences e membro del Collegio del dottorato di ricerca in Agrobiodiversity della Scuola Superiore Sant’Anna.

In sintesi, l’agricoltura conservativa è un approccio ecologico all'agricoltura rigenerativa sostenibile e alla gestione degli ecosistemi basato sull'applicazione pratica di tre principi interconnessi, adattati localmente: 1) minimo disturbo del suolo con tutte le altre operazioni agricole compresa la raccolta); 2) permanente copertura pacciamante del suolo con residui colturali e/o colture di copertura); 3) diversificazione del sistema colturale (rotazioni e/o sequenze e/o associazioni adattate dal punto di vista economico, ambientale e sociale che coinvolgono piante annuali e/o perenni, comprese leguminose e colture di copertura).

Durante il convegno è stato presentato il report sull’impatto dell’agricoltura conservativa in sei paesi: Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna. Nei sei Paesi analizzati, l’agricoltura conservativa rappresenta in media il 6,9% dei terreni coltivati (circa 4,2 milioni di ettari), con possibilità di ulteriore diffusione - con opportune politiche di sostegno - per il 23% (13,9 milioni di ettari) già in transizione verso sistemi di gestione con lavorazione ridotta e minima.

I benefici per gli agricoltori derivanti dall’adozione dell’agricoltura conservativa sono stimati in circa 390 milioni di euro nello scenario attuale e fino a 5.473 milioni di euro nello scenario di massima adozione potenziale, rispetto all’agricoltura convenzionale.

Ogni ettaro in più coltivato in agricoltura conservativa comporta un vantaggio economico medio di 44 € grazie al risparmio di tempo, mentre le ore di lavoro risparmiate sono da 1 a 4,2. Ogni ettaro in più coltivato in agricoltura conservativa comporta un vantaggio economico medio di 49 € grazie al risparmio di carburante. In media, ogni ettaro aggiuntivo coltivato in agricoltura conservativa genera un risparmio di 29 litri di carburante.

Adottando l’agricoltura conservativa, l'erosione del suolo viene ridotta dal 60% al 90%. Inoltre aumenta da 2 a 9 volte della densità di lombrichi, artropodi e uccelli; in generale, aumenta qualunque specie animale. L’agricoltura conservativa migliora l'infiltrazione superficiale del suolo di circa tre volte rispetto all'agricoltura convenzionale. Il potenziale di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nell’analisi di scenario di massima adozione dell’agricoltura conservativa è del 24%.

Il contributo totale al Pil dell'agricoltura conservativa, compreso l'impatto sulla catena del valore e sulle famiglie, equivale all'11% del Pil agricolo dei sei Paesi. Ogni 1 € di Pil derivante direttamente dall'agricoltura conservativa, il contributo totale al Pil è di 2 €.

Il contributo totale dell'agricoltura conservativa all'occupazione, compreso l'impatto sulla catena del valore e sulle famiglie, equivale al 10% dell'occupazione agricola dei sei Paesi. Per ogni milione di euro di produzione in agricoltura, in media si generano 33 posti di lavoro diretti e/o indiretti.

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EFA News - European Food Agency
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