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Vendemmia: stagione sofferta, con Italia spaccata in due

Maltempo, incendi e peronospora dovrebbero ridurre la produzione del 14%

Drammatica la situazione in Abruzzo e Molise (-60%). In controtendenza il Nord (tranne l'Emilia-Romagna alluvionata) che si stima garantirà il 65% del raccolto nazionale.

Quella in corso sarà una delle vendemmie più problematiche degli ultimi decenni. Il maltempo e la peronospora sono i principali responsabili per quella che si prospetta un'annata di "vacche magre" ma le criticità non finiscono certo qui.

Le stime di Coldiretti parlano di un calo della raccolta di circa il 14% su scala nazionale. Il dato tuttavia a livello geografico è fortemente disomogeneo e condizionato dalla gravissima crisi che attanaglia la viticoltura dell'intero Centro-Sud: in quest'area il crollo è stimato addirittura al -50%, "il peggior risultato del secolo", lamenta Coldiretti. "La produzione italiana – sottolinea una nota dell'associazione – dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017".

In assenza di ulteriori eventi meteorologici avversi, dovrebbe prospettarsi un "un testa a testa fra l’Italia e la Francia, che sta facendo i conti con malattie della vite e maltempo, mentre la Spagna, dove il meteo ha anticipato la raccolta di almeno due settimane, dovrebbe restare terza con 36,5 milioni di ettolitri e un calo dell’11% rispetto allo scorso anno".

Mentre regioni come Sicilia e Puglia (che insieme coprono circa il 20% della produzione vitivinicola) rischiano di perdere il 40%, il record negativo si registra in Abruzzo e Molise (-60%). "La situazione è difficile anche in Toscana, ma – prosegue Coldiretti – migliora spostandosi verso Nord, dove le rese sono stabili o crescono leggermente rispetto lo scorso anno". Il Settentrione, dunque, "quest’anno dovrebbe produrre il 65% di tutto il vino nazionale".

Scendendo nello specifico delle singole regioni, una delle più penalizzate è stata senza dubbio la Sicilia, dove la vendemmia parte in ritardo anche a causa di caldo e incendi. Tuttavia, c'è chi mostra cauto ottimismo, come Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia, che afferma: "A circa una settimana dall'inizio della vendemmia è ancora difficile e prematuro fare stime accurate sulla produzione. Sicuramente la Sicilia dimostra di saper governare, grazie a una agricoltura e tecniche agronomiche sempre più sostenibili, l'effetto dei cambiamenti climatici puntando sulla qualità e non sulla quantità". Mediamente, in tutta la Regione, il calo è stimato intorno al 35%, tuttavia nelle Province di Palermo e Trapani, la diminuzione dovrebbe essere circa del 40%, a causa della maggiore diffusione della peronospora.

Proprio la peronospora rappresenta uno dei più rossi grattacapi per i viticoltori dell'Irpinia, mentre - come accennato - la situazione dovrebbe essere più rosea a Nord, con eccezioni, come il Nord Astigiano, colpito da violente grandinate, e - soprattutto l'Emilia Romagna, che dovrebbe perdere il 25-30%, con punte del 30% nelle aree colpite dalla grande alluvione di maggio.

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