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Le sfide di Coricelli per difendere l'olio made in Italy

Economia circolare, blockchain, nuovi contratti con agricoltori: le sfide dell'azienda di Spoleto

In tema di made in Italy Chiara Coricelli, ceo dell’umbra Pietro Coricelli, non ha nulla da imparare. Il suo impero dell'olio è uno dei marchi più forti non solo in Italia. L'azienda di famiglia ha sede a Spoleto dal 1939 ed è una delle imprese olearie più note in Europa e uno dei brand italiani più distribuitio nel mondo con 110 paesi nell'elenco dell'export. Il gusto per le sfide dell'amministratore delegato, che ha preso la guida dell'azienda dal 2018, la porta a rilanciare sull’olio sostenibile: nuovi fornitori e investimenti. Anche sull’olio di avocado. 

In un'intervista al CorrierEconomia, Coricelli spiega: "abbiamo diversificato puntando su oli pregiati, come quello di semi di vinacciolo, l'olio di cocco e quello di avocado su cui abbiamo investito con un progetto di economia circolare". L'azienda ritira le eccedenze alimentari dei frutti di avocado dai grossisti, catene di distribuzione e dettaglianti, da cui ricava olio di avocado grezzo che viene poi raffinato per uso alimentare mentre gli scarti sono riutilizzati per la produzione di biogas. 

Non è tutto perché, di fronte a campagne difficili come le ultime, l'azienda ha virato decisamente verso l'olio 100% italiano. "Abbiamo acquisito nuovi fornitori -sottolinea Chiara Coricelli- aumentato i volumi, ribilanciato la presenza nella grande distribuzione, anche con investimenti in pubblicità per un segmento nel quale siamo presenti con tre referenze diverse per posizionamento".

Più caro rispetto agli altri extravergini, il 100% Italiano è un prodotto "fortemente identitario, sottolinea la ceo. "Una volta provato -dice- è difficile lasciarlo e, inoltre, sconta meno l'effetto inflazione rispetto all'extravergine comunitario. Quest'anno siamo leader di mercato nell'olio 100% italiano con una crescita del 35,6%, risultato di cui andiamo fieri. A chi mi dice che costa di più rispondo che l'olio italiano certificato è una scelta sostenibile e un investimento a lungo termine su tutta la filiera e i nostri produttori".

Tra le nuove sfide raccolte da Coricelli c'è quella del primo bilancio di integrato Esg, redatto sulla base delle linee guida dell'Iirc (International integrated reporting council) che fornisce anche l'analisi della doppia materialità: prende, cioè, in considerazione l'impatto sull'ambiente ma anche sulle persone generati dalle atività dell'azienda e da quelle della filiera. Il bilancio di sostenibilità spiega anche, in parte, i risultati del 2022 che riportano ricavi in crescita del 49% sul 2021 a 244 milioni dfi Euro, grazie all'aumento dei volumi di vendita da 44,5 milioni di litri del 2021 a 56,6 milioni del 2022 e alla crescita del 50% del valore economico distribuito da Filiera olearia sostenibile, su cui Coricelli scommette dal 2019. "Dalla prima linea di prodotti tracciati Casa Coricelli ne abbiamo poi certificata un'altra con la blockchain, mentre nel 2021 è stato firmato il primo contratto di filiera per l'olio 100% made in Italy con tre produttori pugliesi". 

Il contratto è triennale, per due milioni di chili, e ha lo scopo di tutelare e valorizzare l'olio extravergine di oliva italiano e premiare il lavoro degli agricoltori. "Garantiamo una premialtià aggiuntiva con l'idea che questa venga reinvestita per rifare il frantoio o migliorare la qualità del prodotto -spiega Coricelli-. A lungo termine questi investimenti aiutano a prevenire l'obsolescenza delle piantagioni, garantiscono la continuità produttiva e possono fare da argine all'abbandono dei campi".

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EFA News - European Food Agency
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