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Emilia: Gambero rosso Louisiana diventa "indicatore biologico"

Lo studio sul crostaceo mira al monitoraggio dei livelli d’inquinamento da nano e micro plastiche

Per un crostaceo che crea danni, ve n'è un altro che offre un'opportunità. Se lungo le coste dell'Adriatico settentrionale, rimane forte l'apprensione per la presenza del granchio blu, qualche chilometro più a Ovest, nell'entroterra padano emiliano, un'altra specie alloctona, al contrario, suggerisce altre prospettive. Stiamo parlando del gambero rosso della Louisiana, oggetto di uno studio da parte del progetto europeo Life Claw (tra cui il Consorzio di bonifica di Piacenza) ed i ricercatori dell'Università di Parma (sezione di farmacologia e tossicologia del dipartimento di scienze medico veterinarie e dipartimento di scienze chimiche, della vita e della sostenibilità ambientale). 

"A cura dell'Ateneo parmigiano - rende noto Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) - l'interessante progetto di ricerca mira ad elaborare protocolli per il monitoraggio dei livelli d'inquinamento da nano e micro plastiche, nonchè dei residui ambientali dell'antiparassitario ivermectina, rilevati nei gamberi rossi, considerati una specie sentinella; lo studio porterà alla stesura di lavori scientifici da pubblicare su riviste internazionali". 

A livello più complessivo, "Life Claw" (Crayfish lineages conservation in north-western Apennine), giunto al quarto dei previsti cinque anni di attività, punta a conservare e migliorare la popolazione di gamberi autoctoni (Austropotamobius pallipes) attraverso un programma di conservazione a lungo termine nell'area dell'Appennino NordOccidentale di Emilia-Romagna e Liguria. "Significativo è che questa importante azione sia svolta, grazie anche alla partecipazione di volontari appartenenti a cinque associazioni piscatorie, che hanno accolto la proposta di collaborazione dopo essere stati formati dai partner di progetto con sessioni teoriche e pratiche", evidenzia Luigi Bisi, presidente del Consorzio di bonifica di Piacenza.

Il progetto è co-finanziato dall'Unione Europea e si propone tra gli obbiettivi specifici: creare strutture di allevamento per il ripristino della presenza locale del gambero di fiume, aumentandone gli stock delle più significative popolazioni, al fine di conservare la variabilità genetica della specie nell'Appennino nord-occidentale; contrastare la dispersione di gamberi alloctoni, ritenuta una delle principali cause di estinzione delle specie originarie negli ecosistemi d'acqua dolce.

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EFA News - European Food Agency
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