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Toscana: scarsità di manodopera penalizza la vendemmia

Più immigrati tra i campi? Per gli addetti ai lavori, la vera lacuna è la mancanza di specializzazione

La gloriosa produzione vitivinicola della Toscana è attualmente minacciata da due acerrimi nemici: la peronospora e la mancanza di forza lavoro. Almeno per quanto riguarda il secondo problema, la Regione ha in mente una possibile soluzione: assumere più immigrati come braccianti. "La vendemmia in Toscana è in calo tra il 10 e il 20% per gli attacchi della peronospora. La qualità dei vini resta elevata sebbene occorrerà aspettare la fine del mese di settembre per un quadro definitivo ed anche se i viticoltori sono in sofferenza per il costo dei trattamenti e delle materie prime. Oltre a questo, mancano almeno cinquemila addetti rispetto a due anni fa". Queste le parole del presidente della Federazione Vino Confagricoltura Francesco Colpizzi, che sintetizzano le due problematiche centrali.

Con riferimento all'allarme degli addetti ai lavori, il vicepresidente e assessore all'Agricoltura della Regione Toscana Stefania Saccardi ha replicato: "Ci auguriamo che i flussi migratori siano riaperti, con la possibilità di collegare anche la presenza dell’immigrazione alla formazione e all’inserimento lavorativo, perché questo è un tema che l’agricoltura denuncia da molto tempo".

"Non solo il mondo del vino naturalmente, ma tutto il mondo agricolo - ha proseguito Saccardi - lamenta da tempo la difficoltà a trovare personale, sia specializzato sia stagionale. Questo è un tema vero che incide sulla concorrenzialità delle nostre aziende sul mercato internazionale. Molta parte della gente che lavora in agricoltura è anche composta da persone che vengono da fuori del nostro paese. O si prende atto che comunque l’immigrazione non è solo un problema, ma se ben gestita può diventare anche una risorsa, o si corre davvero il rischio di mettere in difficoltà tanti settori della nostra produzione". Secondo la vicepresidente della Regione, "naturalmente questo si deve accompagnare al fatto che l’occupazione deve essere un’occupazione trasparente, corretta, retribuita nel modo giusto: e soprattutto che si debba investire sempre di più sulla sicurezza".

Di diverso avviso, rispetto all'assessore, è Stefano Berti, direttore di Cia Pisa che, lamentando anch'egli l'annoso problema della carenza di manodopera qualificata, indica la seguente strada: "Dobbiamo immaginare un’agricoltura di qualità coinvolgendo i giovani italiani. Devono essere fatti tutti gli sforzi necessari e strutturali per rendere il comparto agricolo più appetibile per i giovani. E’ evidente, ormai, la necessità di fare formazione e lavorare al nuovo concetto di impresa agricola per tenere insieme imprenditori e lavoratori del comparto". E gli immigrati? Berti frena gli entusiasmi: "Neanche tra gli extracomunitari come fra i giovani italiani si trova chi sa guidare trattore e maneggiare attrezzature tecnologiche".

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