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CLARA MOSCHINI

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Altro che mucche! L'inquinamento è il vero rischio per la salute

Secondo l'Oms, la pianura padana registra i valori più alti di particolato Pm2.5, il più pericoloso

Abbiamo un bel dire, fra tutti, quando parliamo di qualità della vita. Gli esperti, ormai ogni giorno, accusano le mucche e gli allevamenti (e l'agricoltura in generale) di inquinare l'altmosfera con le emissioni di anidride carbonica ma la realtà sembra essere un'altra. La realtà è che l’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio per la salute in Europa. Lo sottolinea l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità confermata dai dati della Commissione europea che quantifica il costo di questo disastro in almeno 330 miliardi di Euro l’anno. 

Tra le varie sostanze presenti nell’atmosfera, il particolato è uno dei più pericolosi. Il particolato è l'insieme delle sostanze solide o liquide sospese nell'aria: esso è prodotto, come dice l'Istituto superiore di sanità, da attività umane che utilizzano combustibili fossili o biomasse, come nelle lavorazioni artigianali ed in quelle industriali (ad esempio nelle centrali termoelettriche, raffinerie, nelle industrie chimiche, del cemento e dell’acciaio), ma anche in attività quotidiane come cucinare, riscaldare, trasportare merci o utilizzare veicoli a motore, tra gas di scarico degli autoveicoli, degli impianti industriali e delle emissioni portuali.

L’esposizione prolungata a questo agente causa, danni a molti apparati del corpo umano come quello circolatorio e respiratorio, ma provoca anche l’insorgere di patologie del sistema centrale e di quello riproduttivo. La tossicità è ancora più elevata nel caso del Pm2.5, ovvero quello con il diametro più ridotto (2,5 micrometri), che permette alle particelle di intrufolarsi in profondità nei meandri del corpo umano.

Al momento, sono circa 300 mila i decessi ogni anno, nell’Unione, soltanto a causa del particolato fine, una delle sostanze inquinanti più pericolose e insidiose perché, a causa delle sue dimensioni ridotte (di pochi millesimi di millimetro), riesce a penetrare in profondità nel sistema respiratorio umano.

È quanto è emerso da una ricerca condotta da Openpolis insieme ad altre 6 redazioni dello European data journalism network (Edjnet), sotto la direzione di Detusche Welle. Secondo il report, più del 98% della popolazione europea vive in zone dove la concentrazione di Pm2.5 supera i limiti stabiliti dall’Oms, ovvero 5 micrometri ogni metro cubo di aria. Le zone più inquinate si trovano nell’Europa centrale e in alcune metropoli, ma tra tutte è la pianura padana italiana a registrare i valori più elevati nonché uno dei più marcati peggioramenti degli ultimi anni.

Negli ultimi anni la situazione in Europa ha registrato un miglioramento, seppur contenuto. Sono solo 4 gli stati membri dell’Ue in cui la concentrazione di Pm2.5 nell’aria è aumentata tra il 2018 e il 2022: parliamo di Irlanda e Portogallo e, in misura minore, Spagna e Svezia. Solo due paesi, invece, mostrano una situazione rimasta invariata nel tempo: uno dei due, purtroppo è l'Italia, l'altro è la Finlandia. In tutti gli altri 21 paesi c’è stato un miglioramento. E anche se i valori più alti attualmente si registrano in Repubblica Ceca (-4,2 µg/m³) e in Polonia (-3,6), pochi territori dell’Ue, soprattutto tra i più popolati, possono dire di aver raggiunto un livello di inquinamento consono. 

Quasi la totalità della popolazione europea è esposta a concentrazioni di particolato fine troppo elevate.
Sono solo 7 i paesi Ue dove tutta la popolazione respira aria con concentrazione di Pm2.5 inferiore alla soglia di 10 µg/m³, limite annuale posto dall’Ue. Si tratta di Svezia, Danimarca, Finlandia, Estonia, Malta, Irlanda e Lussemburgo. Mentre in Ungheria e Slovacchia oltre il 99% è al di sopra dei limiti. 

Nel complesso, sono appena 7,5 milioni le persone che respirano aria con una concentrazione di Pm2.5 inferiore ai 5 µg/m³, ovvero la soglia stabilita dall’Oms.
Tuttavia, in Italia ci sono concentrazioni molto alte in diverse zone del paese. Quasi un quinto della popolazione, ossia più di 10 milioni di persone, respira aria con una concentrazione di particolato fine superiore ai 20 microgrammi: non a caso l'Italia è la prima in Europa per questo dato triste, affiancata alla Polonia, che però riporta una quota di gran lunga inferiore, ossia 2,2% pari a meno di 1 milione di persone che respira polvere nera.

L'Italia, però, ha un triste record: sono tutte italiane, infatti, le province più inquinate dell’Ue. Città come Milano, Cremona e Monza, hanno valori superiori a 21 µg/m³. Seguono poi alcune zone della Polonia, nazione che, però, registra un miglioramento. L'Italia invece no: sono italiane, infatti, molte delle province in cui la concentrazione di Pm2.5 è aumentata tra il 2018 e il 2022. Insieme ad alcuni territori greci (soprattutto intorno alla città di Atene) e portoghesi. Maglia nera spetta a Vicenza, dove la concentrazione è aumentata di 2,3 µg/m³ e a Varese, dove è aumentata di 1,95. 

In vista della strategia Zero pollution vision for 2050, l’Unione europea prevede di ridurre del 55% le morti premature legate all’inquinamento atmosferico entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. 

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EFA News - European Food Agency
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