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La Corea del sud vuole il granchio blu italiano

Il console generale: "reciprocamente vantaggioso" importarne di più da Venezia e dalle zone lagunari

Si allarga il business del granchio blu. Dopo l'affaire Tunisia (e quello Grecia), paesi che si dice stiano importando in Italia il crostaceo (leggi EFA News) creando non poco disagio e preoccupazione (leggi EFA News) adesso è il turno della Corea del Sud che, invece, vorrebbe importare nel Paese il nostro granchio blu. Lo ha detto chiaramente il console generale della Repubblica di Corea, Kang Hyung Shik, in un incontro a Cà Farsetti, sede del Comune di Venezia. All'incontro tra il diplomatico coreano e l'amministrazione comunale veneziana era presente anche l'assessore al commercio, del Comune Sebastiano Costalonga, il direttore del Mercato Ittico, Michele Chieregato e le realtà imprenditoriali locali che si occupano di esportazione del pescato. 

"Se potessimo importare un numero maggiore di granchi blu da Venezia e dalle zone lagunari, penso che sarebbe reciprocamente vantaggioso per entrambe" sottolinea il console. Il progetto c'è già, secondo quanto lascia intendere Il Gazzettino: da una parte, consentirebbe di rispondere alla domanda del prodotto espressa dai consumatori coreani e, dall'altra, di limitare la diffusione del crostaceo nelle acque lagunari, abbassando di un po' i livelli di pericolo per la biodiversità della fauna ittica e della filiera della ristorazione a base di pesce.

"La fattibilità del progetto -spiega Costalonga- è possibile solo grazie al supporto indispensabile degli operatori esperti del settore, che garantirà ai consumatori coreani la possibilità di disporre di un prodotto lavorato secondo i migliori standard qualitativi". Non è da escludere, pare, un possibile intervento della Regione, per supportare le imprese nel mantenere un costo basso per il commercio con la Corea del Sud. Addirittura, secondo quanto rivela Costalonga trattandosi di una richiesta quantitativa importante del crostaceo da parte del Paese asiatico, l'interesse potrebbe essere nazionale. "Anche perché nei prossimi anni -aggiunge l'assessore- si prevede un aumento della presenza del crostaceo nell'Adriatico, questa potrebbe essere una soluzione".

Quello del granchio blu, dicevamo, sta diventando un business. Secondo un report del Wwf in Tunisia, uno dei paesi assurti in questi giorni all'onore delle cronache in Italia per un'import giudicato inopportuno, il granchio blu rappresenta il 25% delle esportazioni di pesce: nel 2021 l'export ha raggiunto le 7.600 tonnellate per un valore di 24 milioni di dollari, una cifra raddoppiata rispetto al 2020. Le principali destinazioni sono il mercato asiatico a cui si sono aggiunti Italia, Spagna, Stati Uniti e i paesi del Golfo Persico.

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EFA News - European Food Agency
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