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Olio Evo: previsto aumento annuo (+20%) ma è presto per cantar vittoria

Lo studio presentato al Parlamento europeo riscontra una crisi generale, con Portogallo in controtendenza

Ha avuto luogo lunedì a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, il Convegno dal titolo: “Salute ed Economia: le Virtù Nascoste dell’Olio Evo”.L ’evento, organizzato dalla parlamentare europea Daniela Rondinelli, ha visto la partecipazione di enti e organizzazioni prestigiose nel campo, tra cui la Fondazione Istituto Nutrizionale Carapelli, Assitol, Confagricoltura, Cia - Agricoltori Italiani, Interprofesional Aceite de Oliva España, Deoleo e Competere.eu. 

I relatori, concordi, hanno fatto emergere quanto esista un valore socioeconomico dell'Olio Evo: promuovere l’eccellenza nutrizionale dell’olio Evo e i suoi relativi effetti benefici, è una leva centrale nella promozione al consumo, attraverso una nuova visione utile al settore, che per la prima volta mette in contatto ricerca scientifica e dinamiche di mercato.

Ma oggi la dieta dei cittadini europei non trae ancora vantaggio da un alimento così importante per la salute pubblica, come ha allertato durante l’evento Michele Carruba, presidente del Comitato Scientifico dell’Istituto Nutrizionale Carapelli Fondazione Onlus: “Solo il 46,6% degli italiani (quota più alta in Europa) consuma la dose giornaliera consigliata di 3 porzioni di olio di oliva. Meno del 15% (14,8%) ne consuma quattro porzioni. Il restante 38,6% (quota più bassa in Europa) consuma meno delle porzioni consigliate”.

Intanto la filiera olearia affronta sfide epocali a causa dei cambiamenti climatici, che stanno riducendo la produzione e aumentando i costi, influenzando direttamente la disponibilità di questo prodotto essenziale per la sana alimentazione. Nonostante gli avanzamenti in termini di innovazione e tecnologia, la produzione rimane inferiore alla media nelle regioni del Mediterraneo proprio per la rapidità e drammaticità dei mutamenti del clima.

Il 2023 non prevede un calo produttivo così drastico come nel 2022, tuttavia la situazione rimane critica. Per la campagna olearia 2023-2024, si stima una produzione ancora inferiore alla media in tutta l’area mediterranea. L'Italia prevede di produrre circa 289mila tonnellate di olio, un aumento del 20% rispetto all'anno precedente, ma ancora inferiore alle 350mila tonnellate delle annate migliori. Questo volume non è sufficiente a soddisfare la domanda dell'industria olearia italiana, che richiede circa 1 milione di tonnellate, tra consumi interni ed export.

Anche la Spagna, leader mondiale nella produzione di olio, ha risentito fortemente della crisi idrica dovuta alla siccità. Per il secondo anno consecutivo, la sua produzione non supererà le 765mila tonnellate, quasi dimezzando il rendimento abituale. In Grecia, la produzione è stata ridotta a 260mila tonnellate, una diminuzione del 25% a causa di siccità e incendi. In controtendenza, il Portogallo prevede un incremento quasi del 20%, raggiungendo le 150mila tonnellate. La Tunisia si aspetta di ritornare a 200mila tonnellate, mentre Turchia e Marocco hanno temporaneamente sospeso le esportazioni verso l’Unione Europea a causa della scarsa disponibilità.

Questa riduzione produttiva limita l'accesso dei consumatori a questo fondamentale alimento naturale, essenziale per combattere obesità e malattie non trasmissibili. Gli esperti lanciano un appello unanime: è cruciale adottare politiche di educazione e incentivazione per garantire l'accesso a Olio Evo di qualità. La situazione richiede una risposta globale, non solo per preservare un settore produttivo vitale, ma anche per promuovere la salute pubblica.

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EFA News - European Food Agency
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