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La Cina dichiara guerra al cognac

IInchiesta antidumping sul brandy dall'Ue: una ritorsione per le barriere ai veicoli elettrici!

La Cina ha avviato un'inchiesta antidumping sui liquori dell'Ue come il brandy in importazione nel Paese del Dragone. L'inchiesta, secondo fonti di Pechino, è stata avviata in base a un esposto un'associazione di liquori nazionali, la China Liquor Association e prende di mira soprattutto il cognac francese, prodotto di nicchia ma redditizio in Cina per produttori come Pernod Ricard e Remy Cointreau. 

L'indagine non sarebbe arrivata a caso, dicono gli esperti: giunge, infatti, dopo il blocco ai sussidi per i veicoli elettrici made in China che il governo francese ha approvato nei giorni scorsi. Sarebbe, dunque, una sorta di ritorsione visto che la Francia è stata il principale sostenitore dell'indagine di Bruxelles sui veicoli elettrici cinesi, con le case automobilistiche francesi Renault e Stellantis particolarmente esposte alla minaccia delle importazioni.

L'industria del brandy è piccola rispetto a quella delle auto, visto che la Cina ha importato 1,57 miliardi di dollari di alcolici nel 2023 mentre esportava circa 12,7 miliardi di dollari di veicoli elettrici nell'UE nello stesso periodo. Sembrava che tra i due paesi potesse anche arrivare un accordo ma Macron ha sparigliato le carte. E così, adesso, la Commissione Europea si trova a dover valutare questa grana degli alcolici e, come ha detto il portavoce Olof Gill, "sta valutando la documentazione ricevuta e interverrà, se del caso, in stretta collaborazione con l'industria UE interessata".

"Siamo fiduciosi che i nostri prodotti e le nostre pratiche commerciali siano pienamente conformi alle normative cinesi e Ue -spiega Valerie Mabin, portavoce del Bnic, il Bureau national interprofessionnel du cognac francese-. Ue e Cina troveranno un modo costruttivo per risolvere eventuali controversie bilaterali, come è accaduto in passato su altre questioni".

Intanto, oggi a patire la diatriba sono stati un po' tutti i titoli in Borsa dei giganti del settore spirit, in primis i marchi francesi: la notizia ha fatto precipitare Remy Cointreau fino al 12,5% a Parigi che poi ha chiuso a -10,7%, anche se la Cina rappresenta circa il 10% delle vendite complessive di Pernod di cui l'8% è cognac, mentre Pernod Ricard è sceso fino al 5,6% chiudendo poi a -3,5%. D'altra parte queste aziende vendono brandy francese, il cognac, in Cina con marchi come Remy Martin e Martell. In Italia, Campari ha patito parecchio arrivando a perdere il 2% e archiviando l'ottava a -0,6%. 

"La Francia è il Paese maggiormente esposto all'indagine sul brandy -sottolinea Bruce Pang, capo economista di Jones Lang LaSalle-. La Cina sta cercando di aggiungere pressione al più grande sostenitore della barriera ai veicoli elettrici cinesi in Ue". D'altra parte, è pur vero che il governo di Macron è stato il più forte sostenitore dell'indagine antisovvenzioni dell'Ue alle importazioni di veicoli eletrici cinesi. 

Non la pensa esattamente così Zhao Yongsheng, docente all'Università di Economia e commercio Internazionale di Pechino: secondo lui la nuova indagine sul brandy non sarebbe il segno di una guerra commerciale tra la Cina e l'Ue. "È una rappresaglia, ma è ragionevole -specifica l'economista-. La Cina ha scelto un prodotto che ha poco impatto sull'Ue, ma il messaggio è chiaro: in futuro può puntare a beni europei molto più importanti come vino, prodotti di lusso e automobili".


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