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L'Oi del Nord Italia prende l'Ue a pomodori in faccia

Al Tomato World si schiererà contro l'import di conserve da Paesi che non rispettano le regole Ue


L'Oi del Nord Italia si prepara a colpire l'Ue a suon di pomodori. L'appuntamento è fissato per il 15 febbraio al Tomato World di Piacenza nella sala A del Piacenza Expo al convegno promosso dall’Organizzazione Interprofessionale del Nord Italia intitolato: “Contrastare l’importazione in Europa di conserve di pomodoro che non rispettano gli standard di sostenibilità europei. Una proposta della filiera italiana del pomodoro da industria”. Come dice chiaramente il titolo della riunione, in occasione del convegno l’Organizzazione Interprofessionale del Nord Italia presenterà ai rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee la proposta predisposta dalla filiera italiana del pomodoro da industria. L'obiettivo della protesta è contrastare le importazioni nell’Ue di derivati che non siano conformi agli standard ambientali e sociali richiesti, invece, alle analoghe produzioni europee. 

Al convegno sarà presente, tra gli altri, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. "La nostra iniziativa -spiegano i rappresentanti dell'Oi Nord Italia- ha l’obiettivo di illustrare ai decisori politici le gravi conseguenze causate dalla mancanza di reciprocità tra le produzioni realizzate in Europa e quelle importate da fuori Europa. Su questo presupposto, vogliamo illustrare una proposta della filiera italiana di nuova regolamentazione della materia e di azioni da intraprendere, allo scopo di raccogliere le valutazioni e gli impegni dei rappresentanti delle istituzioni invitati”. 

“La proposta che illustreremo il 15 febbraio è frutto di un lungo e impegnativo confronto in seno alla nostra organizzazione e a quella del centro sud -aggiunge il presidente dell’OI Pomodoro da Industria Nord Italia, Tiberio Rabboni-. Non vogliamo assistere impotenti alla concorrenza sleale di alcuni paesi produttori extra europei che negli ultimi anni, in particolare nell’ultimo, hanno aumentato notevolmente l’esportazione di derivati sui mercati internazionali ed europeo. Molte di queste produzioni sono realizzate in paesi dove il lavoro e l’impatto della produzione sull’ambiente e sulla salute sono poco regolamentate, se non addirittura non regolamentate: per questo si propongono sui mercati dell’export con costi di produzione e prezzi incomparabilmente bassi, con gravissime conseguenze per i produttori dei paesi dove le cose si fanno in modo giusto".

"La situazione -aggiunge Rabboni- diventa paradossale quando questi derivati sotto standard vengono liberamente venduti nel mercato europeo, dove le regole interne all’Unione impediscono invece ai produttori continentali di produrli e venderli. La soluzione del paradosso è in una regola europea che stabilisca che quello che vale per gli europei deve valere anche per chi importa da fuori Europa prodotti destinati al consumo in Europa. L’Italia, eventualmente assieme a Spagna, Portogallo, Francia e Grecia, deve in tempi brevissimi porre all’odg dell’Unione l’approvazione di questa nuova regola. Il fatto che giovedì 15 febbraio i vertici del Governo italiano, del Parlamento europeo e della regione Emilia-Romagna si esprimeranno sull’argomento è un grande passo in avanti”.



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EFA News - European Food Agency
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