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Ismea: imbottigliamenti Dop (-7,6%) e Igp (-6%) Toscana in flessione nel 2023

A PrimAnteprima dati allarmanti sull'export: netto calo in volume (-13%) e in valore (-5%)

Secondo le prime elaborazioni, ancora provvisorie, curate da Ismea per il report annuale per PrimAnteprima, nel 2023 sono stati imbottigliati 1,2 milioni di ettolitri di vino Dop toscano, in flessione del 7,6% rispetto all’anno precedente, mentre l’Igp con 690 mila ettolitri ha registrato una flessione del 6%. Sul fronte interno, in un contesto generalizzato di riduzione degli acquisti delle famiglie, il vino Toscano Dop ha realizzato performance inferiori rispetto al comparto delle Dop italiane. La domanda interna di vini toscani Dop, limitatamente agli acquisti nei format della Grande Distribuzione, ha mostrato una riduzione in termini di volume del 5,8% contro un -3,4% delle Dop totali e un -3,6% dei vini fermi nel complesso. In termini di spesa, i vini Doc/Docg toscani hanno segnato una sostanziale stabilità, garantita dall’aumento dei prezzi medi, che ha compensato la flessione dei volumi. Sorprese arrivano dal dato sui nuovi wine lovers italiani: le categorie di giovani prefamily e famiglie con figli piccoli segnano rispettivamente +3% e + 6% rispetto al 2022. I maggiori acquirenti - il 68% - restano gli over 60 con reddito medio-alto, residenti nel Centro Nord.

Anche la domanda estera 2023 non è stata particolarmente favorevole ai vini Dop della regione. Facendo proiezioni fino a fine anno, tenendo conto dei dati Istat gennaio-ottobre, si stima una flessione delle esportazioni di Dop toscane del 13%, accompagnato da un -5% dei valori. A influire sul calo, la forte concentrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti (31% del volume e 38% del valore), mercato oggi in profonda trasformazione. La perdita più consistente dei volumi esportati, infatti, è stata verso i Paesi Extra-Ue (-15%) a fronte del -7% maturato all’interno dei confini comunitari. È proprio la riduzione della domanda Usa (-20% in volume e -3% in valore) a incidere profondamente sul risultato finale dei prodotti toscani. Male anche Germania, Canada e Svizzera, mentre nel Regno Unito alla riduzione del 9% dei volumi si affianca una timida ripresa dei valori (+1%). A sostegno della promozione dei vini toscani Dop nel mondo, la Regione ha messo a punto un pacchetto di misure attraverso le risorse 2023-2027 del Psp Piano Strategico della Pac: 6 milioni di euro nel 2024 per la promozione nei paesi UE (Italia compresa) e circa 15 milioni tra 2023 e 2024 verso i paesi extra-UE.

Secondo l’analisi presentata da Carlo Flamini (foto), responsabile Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini in occasione di PrimAnteprima, il mercato americano è entrato in una fase di profondo cambiamento: i consumi di vino - in particolare rosso fermo - sono in calo da almeno cinque anni, mentre altre tipologie di alcolici sembrano adattarsi meglio alle esigenze delle nuove generazioni, in termini sia di salute/benessere/lifestyle, ma anche di aderenza a una dimensione di “consumo a seconda dell’occasione”. Il profilo del consumatore che ha decretato il successo dei vini italiani della prima generazione (dagli anni Sessanta in poi), fortemente conservativo, di etnia bianca, residente principalmente sulla costa atlantica, sta lasciando il posto a un mix di consumatori per etnia, abitudini, aspirazioni. La sfida dei prossimi anni sarà quella di ridurre il raggio d’azione (non tutto il mercato, ma parti di esso, quelle più recettive e profittevoli) e avere un approccio il più possibile diretto e “custom made” con i consumatori. A partire dall’implementazione di enoturismo ed esperienze in prima persona nei luoghi di produzione, attività su cui la Toscana ha fatto da apripista per tutta l’industria vitivinicola nazionale.

Tra le sfide dei prossimi anni anche quella determinata dal cambiamento climatico, che impone un ripensamento delle coltivazioni e della gestione in vigna e in cantina. Secondo quanto riportato da Bernardo Gozzini, amministratore unico Consorzio LaMma nel suo intervento a PrimAnteprima, l’agricoltura italiana sta già mostrando segnali di adattamento alle mutate condizioni: negli ultimi cinque anni le coltivazioni di frutti tropicali in Italia sono triplicate (banana, avocado, mango, a cui si aggiungono colture sperimentali di caffè). Assistiamo anche alle “migrazioni interne” di particolari varietà: la produzione industriale di pomodori cresce nel Nord (+27%) e scende nel Sud (-17%), i vigneti si arrampicano oltre i 1200 metri di altezza, mentre in Valtellina crescono oggi 10mila olivi. Anche per questo la Regione Toscana si sta spingendo per incentivare metodi innovativi di coltivazione e di gestione delle acque, impianti sperimentali e agricoltura di precisione.

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