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Oms, nel mondo ci sono più di un miliardo di persone obese

Dal 1990 l'obesità tra gli adulti è più che raddoppiata e quadruplicata tra i bambini e gli adolescenti

Sono più di un miliardo le persone considerate obese in tutto il mondo. Lo attesta un nuovo studio pubblicato da Lancet a cui ha collaborato attivamente con la raccolta dati l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità. Ebbene, secondo il report, nel 2022 le persone che convivono con l'obesità sono aumentate superando il miliardo di individui, 879 milioni di adulti e 159 milioni di bambini. 

A livello mondiale, l'obesità tra gli adulti è più che raddoppiata dal 1990 e quadruplicata tra i bambini e gli adolescenti (dai 5 ai 19 anni). I dati mostrano anche che nel 2022 il 43% degli adulti era in sovrappeso e che, sebbene i tassi di denutrizione siano diminuiti, in molti luoghi, in particolare nel Sud-est asiatico e nell'Africa sub-sahariana, la denutrizione rappresenta ancora una sfida per la salute pubblica. I Paesi con i più alti tassi combinati di sottopeso e obesità nel 2022 erano le nazioni insulari del Pacifico e dei Caraibi e quelle del Medio Oriente e del Nord Africa.

"Ci sono sfide significative nell'attuazione di politiche volte a garantire un accesso a prezzi accessibili a diete sane per tutti e a creare ambienti che promuovano l'attività fisica e stili di vita complessivamente sani per tutti -sottolinea Francesco Branca, direttore del dipartimento di nutrizione e sicurezza alimentare dell'Oms e coautore dello studio-. I Paesi dovrebbero anche garantire che i sistemi sanitari integrino la prevenzione e la gestione dell'obesità nel pacchetto di servizi di base".

"Questo nuovo studio sottolinea l'importanza di prevenire e gestire l'obesità dai primi anni di vita fino all'età adulta, attraverso la dieta, l'attività fisica e cure adeguate, a seconda delle necessità -spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms-. Per tornare in carreggiata e raggiungere gli obiettivi globali di riduzione dell'obesità sarà necessario il lavoro dei governi e delle comunità, con il supporto di politiche basate su dati concreti da parte dell'Oms e delle agenzie nazionali per la salute pubblica. Inoltre, è necessaria la collaborazione del settore privato, che deve essere responsabile dell'impatto sulla salute dei propri prodotti".

Secondo l'organizzazione mondiale della sanità, "l'obesità è una malattia cronica complessa" ma le sue cause e gli interventi necessari per contenerla sono "ben compresi". Uno studio di novembre 2023 della Fao ha rilevato che i sistemi agroalimentari mondiali producono "costi nascosti" per almeno 10 trilioni di dollari all'anno (leggi EFA News): oltre il 70% dei costi è legato a diete non salutari e al conseguente sviluppo di obesità e malattie croniche che, secondo la Fao, hanno causato "perdite di produttività del lavoro", soprattutto nei Paesi a reddito alto e medio-alto.

Nonostante tutto questo, è bene dirlo, sull'argomento non c'è unanimità di pareri. Ieri, come abbiamo riportato, il British Medical Journal ha pubblicato uno studio che ha dimostrato che il consumo di alimenti ultra-lavorati (UPF) è stato collegato allo sviluppo di 32 tipi di malattie diverse nell'uomo, attestando associazioni dirette tra gli UPF e l'aumento del rischio di morte, di malattie cardiovascolari e di disturbi mentali comuni, e anche un maggior rischio di sovrappeso e obesità, oltreché di diabete di tipo 2 (leggi EFA News). Eppure. lo scorso novembre proprio l'Oms ha concluso che alcuni alimenti ultra-lavorati (UPF) sono in realtà buoni per la salute delle persone.


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EFA News - European Food Agency
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