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CLARA MOSCHINI

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Cioccolato in crisi: manca il cacao

Costa d'Avorio e Ghana hanno interrotto la lavorazione: le fave di cacao scarseggiano e costano troppo

È crisi per il cioccolato mondiale a causa della carenza di cacao africano. Secondo le ultime indiscrezioni di stampa, le principali fabbriche di cacao in Costa d'Avorio e Ghana hanno interrotto o ridotto la lavorazione: questo avviene a causa dei vincoli finanziari che stanno strangolando i produttori nell'acquisto dei semi causando, di conseguenza, l'aumento dei prezzi del cioccolato a livello globale. Sul piano pratico, come riportano gli ultimi dati della società di ricerche di mercato Circana, i produttori di cioccolato hanno già aumentato i prezzi: i negozi al dettaglio statunitensi hanno fatturato l'11,6% in più per i prodotti di cioccolato nel 2023 rispetto al 2022.

Questo, dicevamo, accade perché i due Paesi produttori, ossia Costa d'Avorio e Ghana, a loro volta hanno aumentato i prezzi a causa di tre anni consecutivi di scarsi raccolti di cacao. Non parliamo di due Stati qualunque nel settore, ma delle due nazioni che sono responsabili di quasi il 60% della produzione mondiale di cacao. E non parliamo nemmeno di una situazione transitoria, almeno non più di tanto, visto che si prevede un quarto raccolto scarso: ipotesi (drammatica) che, nell'ultimo anno, ha già fatto più che raddoppiare i prezzi del cacao. Di fatto, i produttori si affidano ai trasformatori per trasformare i semi di cacao grezzi in burro e liquore per la produzione di cioccolato: i trasformatori, però, in questo momento, sostengono di non potersi permettere di acquistare i semi. 

Non solo. Secondo le ultime indiscrezioni, potrebbero chiudere presto una serie di impianti statali in Costa d'Avorio, responsabile di quasi la metà del cacao mondiale: addirittura, si viene a sapere che anche un colosso come Cargill, multinazionale statunitense attiva nel settore alimentare, sta avendo difficoltà a reperire le fave di cacao per il suo principale impianto di lavorazione in Costa d'Avorio. Un problema, questo, già verificatosi e che ha causato l'interruzione temporanea della lavorazione del cacao lo scorso mese di febbraio. 

In Ghana, il secondo più grande produttore di cacao, la maggior parte degli otto impianti tra cui la statale Cpc, Cocoa processing company, ha sospeso le operazioni per alcune settimane dall'inizio della stagione in ottobre e, attualmente, sta operando a circa il 20% della sua capacità a causa della carenza di semi. L'impennata dei prezzi ha interrotto il meccanismo del commercio globale del cacao, in cui i coltivatori vendono le fave ai commercianti locali che poi le forniscono agli impianti di trasformazione o ai commercianti globali i quali, a loro volta, vendono poi le fave o i prodotti del cacao (come il burro, la polvere e il liquore di cacao) ai giganti mondiali del settore dolciario come Nestlé, Hershey e Mondelēz.

In circostanze normali, spiegano gli esperti, il mercato è fortemente regolamentato: i commercianti e i trasformatori acquistano le fave dai commercianti locali fino a un anno prima a prezzi prestabiliti, mentre i regolatori locali fissano prezzi agricoli più bassi per gli agricoltori. In periodi di scarsità come quello attuale, invece, il sistema si rompe: i commercianti locali spesso pagano agli agricoltori un premio superiore al prezzo agricolo per assicurarsi i semi, vendendoli poi sul mercato spot a prezzi più alti invece di rispettare i prezzi prestabiliti

A quel punto il sistema impazzisce, con i commercianti globali che si affrettano a comprare le fave di cacao a qualsiasi prezzo pur di soddisfare i loro obblighi con le aziende di cioccolato: una corsa all'oro che, di fatto, lascia nelle pesti le aziende di trasformazione locali. Proprio come quello che sta succedendo adesso, con le autorità ivoriane e ghanesi, che di solito proteggono gli impianti locali offrendo prestiti a basso costo o limitando la quantità di semi che i commercianti globali possono acquistare, che non stanno ricevendo il cacao ordinato e non possono permettersi i prezzi spot più alti. La conclusione? Stop alla produzione e, di conseguenza, stop al commercio del cioccolato.

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EFA News - European Food Agency
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