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Caro tazzina, si arriverà a 2 euro per un espresso al bar?

I timori si fondano sui rialzi della materia prima e su rincari della bevanda del 15% in tre anni

Fiepet-Confesercenti però tranquillizza: il caro-tazzina ancora non c’è. Nonostante i costi per gli esercenti siano aumentati, nella maggior parte dei bar si trova ancora allo stesso prezzo del 2020

Scatta da più parti l'allarme tazzina di caffè. A lanciare per primo il grido è stata Assoutenti che, rielaborando i dati del Mimit, il ministero delle Imprese e del made in Italy, ha tragicamente messo in risalto come, in tre anni, il prezzo medio della tazzina di caffè al bar sia già rincarato del 15%. L’associazione, poi, ha messo a confronto il prezzo della tazzina di caffè al bar nel 2021 e quest’anno, segnalando che oggi il prezzo medio si attesta a 1,18 Euro nelle principali città italiane. I timori sono presto detti: c'è chi, già adesso, paventa una tazzina di caffè al bar a 2 Euro. Ecco.

“Solo 3 anni fa, nel 2021, il costo medio dell’espresso era di 1,03 Euro -spiega Assoutenti-. Questo significa che gli italiani hanno già subito un aumento del 14,9% per quella che è una tradizione quotidiana irrinunciabile per milioni di cittadini”. Oggi il primato del caro caffè al bar, secondo Assoutenti, spetta a Bolzano con un prezzo medio di 1,38 Euro a tazzina, seguita da Trento (1,31 Euro) mentre Catanzaro, con una media di 0,99 Euro, risulta la città più economica, superando Napoli (1,05 Euro). Tutte le città segnalano rincari per la tazzina di espresso compresi fra il 2,9% di Aosta e il 28% di Pescara. Nella maggior parte delle città i rincari sono a due cifre.

"Temiamo che i rialzi delle quotazioni del caffè possano portare nelle prossime settimane a incrementi dei prezzi sia per le consumazioni al bar (caffè, cappuccino, ecc.) sia per il caffè in polvere venduto nei supermercati -sottolinea il presidente Assoutenti, Gabriele Melluso-. Anche pochi centesimi di aumento determinerebbero una stangata sulle tasche dei consumatori, considerato che in Italia vengono serviti nei locali pubblici circa 6 miliardi di caffè all’anno per un giro d’affari dell’espresso pari a circa 7 miliardi di Euro annui".

D'altro canto sono parecchi giorni che risuonano gli allarmi sul probabile rincaro del classico espresso al bar, e non solo, a causa del recente boom delle quotazioni delle materie prime: il caffè, appunto, ma anche, per altro verso, il cacao (vedi articolo EFA News). Per quanto riguarda il caffè, il Robusta è passato da 2.800 dollari la tonnellata dello scorso gennaio a 4.250 dollari del 24 aprile, segnando un +51,8%, mentre l’Arabica nello stesso periodo sale da 190 a 224 centesimi alla libbra (+18%).

Queste quotazioni, sottolinea il Codacons, "rischiano di ripercuotersi in rincari a raffica sui molti alimenti a base di cacao e caffè: per questo comparto nel suo insieme gli italiani spendono oltre 10,2 miliardi di Euro all’anno, pari a circa 392 euro a famiglia". Cialde e capsule valgono 595 milioni di Euro annui, "mentre il caffè per moka registra vendite per 640 milioni di Euro e 7 miliardi di Euro è il business del caffè espresso consumato al bar ."Con un aumento dei listini al dettaglio del 5% -sottolinea il Codacons- i consumatori andrebbero incontro a una stangata da 510 milioni di Euro solo per i consumi di caffè e cioccolato".

Gli esercenti per il momento tranquillizzano: l’aumento della materia prima caffè non si è (ancora) spostato sulla tazzina di caffè. "I costi di acquisto della materia prima caffè sono aumentati, e non solo quelli, ma la maggior parte degli imprenditori li sta assorbendo senza scaricarli sui clienti -sottolinea Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet Confesercenti-. In sostanza, il caro-tazzina ancora non c’è: e se è vero che nei centri storici delle località turistiche un espresso al banco può arrivare a costare in alcuni casi 1,5 Euro, nella maggior parte dei bar si trova ancora tra 1 e 1,2 Euro, lo stesso prezzo del 2020. E questo nonostante i costi per gli esercenti siano aumentati in questi quattro anni anche del 20%, tra materia prima, lavoro ed energia".

“I clienti -conclude Banchieri- dispongono, dunque, ancora di una vasta possibilità di scelta, sia per prezzo che per qualità, e gli allarmismi sui rincari rischiano solo di fare confusione e fare di tutta l’erba un fascio. Poi, se sulla scia delle tensioni internazionali i costi della materia prima dovessero aumentare ancora, il rischio incrementi del prezzo di vendita, del tutto legittimi del resto, diventerebbe concreto. Stiamo comunque monitorando da tempo il fenomeno e abbiamo avviato colloqui con le torrefazioni”.


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EFA News - European Food Agency
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