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CLARA MOSCHINI

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Campagna pataticola: Piana del Fucino è la "riserva aurea" italiana

Settore fortemente condizionato da instabilità climatica. Superficie coltivata in linea con gli anni passati

Un raccolto pataticolo decisamente complesso quello dell’annata 2023/24, tra cambiamento climatico, emergenze fitosanitarie e, soprattutto, una disponibilità ridotta di tubero seme certificato. Dati provenienti dall'Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate (Unapa), promotrice italiana del progetto UE Potatoes Forever!, confermano infatti che quest’anno la superficie italiana coltivata è rimasta sostanzialmente in linea con gli anni scorsi – circa 47mila ettari – nonostante gli agricoltori italiani – come i loro colleghi europei – abbiano dovuto fronteggiare una significativa mancanza di materia prima. A livello europeo, infatti, nell’ultima campagna sono stati persi 11mila ettari di patata coltivata a seme.

Le coltivazioni primaticce del sud Italia hanno avuto meno difficoltà nell’approvvigionamento di tubero seme, in particolare nelle semine più precoci, ma il clima siccitoso e l’assenza di precipitazioni che hanno investito la Sicilia hanno impattato fortemente sullo sviluppo fenologico della pianta e, quindi, nell’allegagione, determinando rese medie non superiori ai 260-280 quintali a ettaro. Le inferiori rese sono state tuttavia compensate dalle buone quotazioni, superiori alla media, che si sono mantenute costanti anche in Puglia, Sardegna e Campania.

Spostandoci al centro-nord, si sono registrate buone performance nelle aree costiere, sia tirrenica (Fiumicino e Toscana) sia adriatica (lidi ferraresi) dove, nello specifico, sono state raggiunte rese medie di circa 600-650 quintali a ettaro. Il distretto di Bologna ha segnato una buona ripresa dopo l’alluvione che aveva colpito l’area lo scorso anno. L’andamento climatico ha influito sull’areale dell’Alto Viterbese: a causa della temperatura torrida che ha colpito la zona prima della raccolta, le rese sono state decisamente nella media, ma inferiori alle stime iniziali. Anche l’altopiano della Sila ha sofferto il clima secco e siccitoso: ciò porta, nelle prime stime prudenziali, a ipotizzare che i raccolti avranno rese produttive corrette ma certamente non straordinarie. Il nord-est ha dovuto fronteggiare infine piogge abbondanti seguite da temperature molto alte, che hanno compromesso una corretta maturazione vegetativa e, quindi, una buona tuberificazione, portando le piante a produrre più tuberi ma di piccola dimensione e, dunque, di difficile collocazione sul mercato del fresco. L’"isola felice” rimane l’areale del Fucino, che con la sua produzione abbondante riesce parzialmente a sopperire alle rese delle altre zone, contribuendo ad alimentare la riserva di prodotto nazionale.

A livello più generale, desta sempre preoccupazione il problema degli elateridi, parassiti delle patate che stanno proliferando in tutta l’UE, incluso il nostro Paese, e che purtroppo, data l’indisponibilità di adeguati mezzi di difesa, restano molto difficili da contrastare. Per combatterli e minimizzare i danni prodotti, i pataticoltori italiani ricorrono a sistemi di difesa integrata che spaziano da una gestione agronomica più accorta che prevede lunghe rotazioni anche con piante biocide antagoniste, all’impiego di prodotti a carattere prevalentemente biologico e a un’accurata selezione varietale.

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EFA News - European Food Agency
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