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No-Low Alcol: volume d'affari cresciuto del 17,3% in due anni

Birra detiene ancora la parte del leone (86%) ma crescono vini e altri prodotti

È un mercato ancora in forte crescita quello dei No Low Alcohol Beverages fotografato oggi a Tuttofood, nell’evento organizzato da Mixology sul tema “No-Low Alcohol: un trend in ascesa?”, ospiti Paolo Dalla Mora, cofondatore di Contrattino – Aperitivo Italiano e già fondatore di Engine Gin, ed Enrica Gentile, amministratore delegato di Areté – The AgriFood Intelligence Company.

È Areté a presentare i dati di un mercato Lna che nell’UE è passato dai circa 7,5 miliardi di euro nel 2021, a poco meno di 9 miliardi nel 2023, segnando una crescita del 17.3% in due anni, con la birra che ancora rappresenta l’86% del mercato in valore, contro il 93% circa del 2021. Qualche dato di aggiornamento dunque rispetto alla fotografia che la stessa Areté aveva fornito un paio d’anni fa nel primo studio onnicomprensivo condotto per la DG Agri della Commissione UE sul mercato dei “Low No Alcohol Beverages”, con focus su Europa e su alcuni Paesi terzi di rilievo tra cui Usa, Brasile, Australia.

Le cifre prospettiche del Cagr al 2028, evidenziano ancora spazi importanti di crescita, che in Europa si concentrano soprattutto sugli spirits Lna (20.6% 2024-2028). Attese crescite importanti anche fuori dall’UE, con gli Usa che vedono proiettato un Cagr al 10.9% sulle birre, al 18.9 sugli spirits e all’8.1 sui vini. Alte le attese anche sul mercato brasiliano, con Cagr al 24% sulle birre e al 13.5% sui vini. Sullo sfondo, un panorama normativo ancora incerto, con sistemi di classificazione delle bevande “low” e “no” alcohol ancora largamente differenti da un Paese all’altro anche all’interno della stessa UE, dove di fatto manca una normativa di riferimento sia per le birre, sebbene il mercato delle birre Lna sia ormai tutt’altro che agli albori, che per vini e spirits. A trainare il mercato, naturalmente, i trend salutistici, in particolare tra millenials e generazione X, ma anche le normative sempre più stringenti in materia di alcool e guida, problemi di natura medica e, in alcuni Paesi in particolare, fattori religiosi.

“Interessanti i dati che mostrano come i prodotti Low-No si presentino, soprattutto per i giovani, non solo come alternative agli omologhi prodotti alcolici, ma anche – soprattutto per i no alcohol - come alternative a bevande analcoliche classiche", spiega Enrica Gentile, amministratore delegato di Areté, "con conseguente possibilità che una porzione di mercato non venga in realtà “sottratta” a birra, vino ed alcolici “classici”, ma piuttosto dal consolidato mercato delle analcoliche. Un trend ancora frenato da aspetti qualitativi, soprattutto per alcuni prodotti, ma che non riteniamo si fermerà qui”.

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EFA News - European Food Agency
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