Deficit Usa: Moody's declassa il debito
Dopo S&P e Fitch, gli americani perdono l'ultima tripla A rimasta

E' uno shock per la finanza e il governo americano: il debito pubblico perde l'ultima tripla A (ossia diventa meno affidabile), dopo che Moody’s, ultima tra le principali agenzie di rating a farlo, ha declassato il rating degli Stati Uniti da Aaa a Aa1, citando l’aumento incontrollato di debito e deficit come fattori che indeboliscono la credibilità finanziaria del Paese e potrebbero comportare costi di finanziamento più elevati.
Di seguito il commento di Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR.
"La tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina ha attenuato i timori di recessione, pur lasciando l’inflazione sopra il target della Fed. Il taglio temporaneo dei dazi offre sollievo, ma l’impatto sui prezzi resta incerto. Finora i rincari attesi sui beni importati sono stati contenuti, segno che i rivenditori stanno assorbendo i costi o vendendo scorte precedenti. Resta però il rischio che il riassortimento rapido, in un contesto logistico già teso, alimenti nuove pressioni sui prezzi.
Il refrain di un dollaro debole resta la narrativa dominante. Tuttavia, se da un lato i dati macro più deboli hanno sostenuto il Treasury, un ulteriore allargamento del deficit potrebbe riaccendere pressioni sulla parte lunga della curva. In questo contesto, una svalutazione marcata del dollaro rischierebbe di disincentivare gli investitori esteri proprio quando il Tesoro ha maggiore bisogno del loro supporto.
La settimana scorsa si chiude con un altro segnale debole dagli USA: la fiducia dei consumatori, nella lettura preliminare di maggio pubblicato dall’Università del Michigan, è scesa al secondo livello più basso mai registrato, con aspettative d’inflazione ai massimi dagli anni ’80-’90. Il tema dei dazi continua a pesare sul sentiment: tre intervistati su quattro lo citano spontaneamente, anche tra i Repubblicani.
Eppure i dati mostrano che l’inflazione, almeno per ora, resta sotto controllo: ad aprile sia l’indice generale che quello core, sono saliti dello 0,2% su base mensile, sotto le attese di +0,3%. Su base annua, l’inflazione headline ha rallentato al 2,3%, minimo dal 2021, mentre il dato core è rimasto stabile al 2,8%. È il terzo mese consecutivo con letture inferiori alle previsioni, segno che la pressione inflazionistica si sta attenuando più del previsto.
I beni esposti ai dazi, come auto nuove e abbigliamento, non mostrano ancora forti rincari: gli operatori stanno probabilmente assorbendo i costi o lavorando su scorte precedenti. Curioso l’aumento record dell’elettronica audio (+8,8% su base mensile), ma resta isolato. Tra i servizi, rallenta la spesa discrezionale, calano quelle per viaggi e tempo libero (voli e hotel in flessione), segno che i consumatori diventano più selettivi. Gli affitti continuano a essere il principale motore dell’inflazione: da soli spiegano oltre metà dell’aumento mensile complessivo. Sul fronte delle componenti più volatili, si registra un lieve rialzo dell’energia, mentre i prezzi alimentari scendono dello 0,4%, trainati da un crollo record delle uova (-12,7%), il più ampio dal 1984".
EFA News - European Food Agency