Marocco in allarme: manca la manodopera agricola
I produttori locali faticano a reperire forza lavoro e pensano di affidarsi ai migranti

Dopo avere, per anni, rifornito l'agricoltura italiana (non solo) di manodopera, adeso il Marocco si trova in difficoltà. Sì perchè negli ultimi anni, il settore agricolo marocchino ha registrato una crescita significativa: alle preoccupazioni per la carenza di risorse fondamentali come acqua e logistica, oggi si aggiunge, però, una diversa forma di scarsità che allarma i produttori ossia la mancanza di manodopera.
In un Paese in cui il tasso di disoccupazione è del 13,3% e in cui ogni anno migliaia di lavoratori marocchini si recano in Europa, Italia compresa, per lavorare nei campi, gli agricoltori locali faticano a reperire forza lavoro e lanciano l'allarme per una crisi imminente, i cui primi segnali sono già visibili. La scarsità di manodopera agricola in Marocco riguarda soprattutto i lavoratori stagionali, fondamentali per operazioni come trattamenti fitosanitari, manutenzione, sorveglianza, diradamento e raccolta.
"La scarsità di manodopera è ormai un problema strutturale che colpisce tutte le regioni del Marocco: oggi si arriva a reperire lavoratori anche a 100-150 chilometri dai siti produttivi, con costi elevati. L'assenteismo è dilagante e compromette lo svolgimento di operazioni come la potatura, il diradamento e la raccolta. La carenza di manodopera è diventata più preoccupante della stessa scarsità d'acqua", spiega Othmane Michbal, direttore generale aggiunto di Domaines Zniber, uno dei maggiori produttori ed esportatori di frutta con oltre 6.500 ettari di terreno oltre a essere leader marocchino per la produzione e l'esportazione di olio extravergine di oliva.
Secondo Laraisse Esserrhini, direttore della Moroccan Association of Fruit and Vegetable Exporting Producers (APEFEL), le colture più a rischio sono: ortaggi precoci (pomodori, peperoni, fagiolini), piccoli frutti, agrumi e drupacee. Il problema interessa tutte le aree produttive del Paese, per gran parte della stagione, da ottobre a maggio. Uno dei settori che per primo ha mostrato segni evidenti della crisi è quello della fragola: per mancanza di risorse umane, molti produttori hanno ridotto le superfici o riconvertito il terreno verso colture meno esigenti, passando da 3.700 ettari nel 2022 a 2.300 nel 2025.
"Le perdite legate alla carenza di manodopera nella sola fase di raccolta non scendono mai sotto il 15% dei volumi annui. Si tratta di un problema molto serio e ormai strutturale, legato a profondi cambiamenti sociali nel nostro Paese. Non sarà facile da affrontare", spiega Tariq Kabbage, presidente di Kabbage Group, un gigante del Marocco con oltre 50 anni di esperienza nel settore agricolo: si tratta di un conglomerato di aziende di proprietà degli eredi di Abbès Kabbage, pioniere nello sviluppo dell'industria agrumicola marocchina: il gruppo possiede 2.000 ettari distribuiti nelle regioni di Souss, Gharb e Beni Mellal.
"Il reclutamento dei lavoratori stagionali è cambiato radicalmente", dicono gli esperti. Fino a poco tempo fa, venivano reclutati su base locale direttamente dai produttori o tramite intermediari, i cosiddetti "caporali". Oggi, però, molti di questi intermediari gestiscono vere e proprie agenzie interinali, e sono diventati indispensabili per il reclutamento nei principali distretti agricoli. Al contempo, molti lavoratori rifiutano di essere assunti direttamente dai produttori.
"Dal 2021, con l'introduzione degli aiuti sociali diretti, molti lavoratori rifiutano di essere registrati presso la CNSS (ente previdenziale per il settore privato), per non perdere l'accesso a questi benefici -spiega Younes Razzouki, direttore delle risorse umane presso Station Kabbage Souss, responsabile del confezionamento per conto di Kabbage Group-. Ma noi non possiamo assumerli senza CNSS, altrimenti rischiamo di violare la legge e di perdere le certificazioni sociali come la SMETA. Questo ci costringe a rivolgerci alle agenzie interinali, che ora controllano disponibilità e flussi di manodopera, lavorando spesso per chi offre di più. Si crea così una competizione tra regioni e settori: chi può permettersi di pagare di più, vince".
Il problema è ancora più profondo: c'è una perdita di motivazione. Ogni anno, 12.000 lavoratori marocchini partono per andare a raccogliere fragole in Spagna". Secondo Amine Bennani, presidente dell'ass. Marocaine des Producteurs des Fruits rouges, l'associazione Marocchina dei produttori di frutti rossi Il paradosso è che, nei momenti di picco, in Marocco si possono guadagnare cifre pari o superiori a quelle spagnole, fino a tre o quattro volte il salario minimo marocchino. Eppure molti preferiscono lavorare solo tre ore al giorno".
Anche in Marocco la risorsa sono i migranti
Sempre più produttori vedono nei migranti subsahariani una possibile soluzione stabile. Nella regione di Souss Massa ci sono circa 17.000 lavoratori subsahariani: sono una risorsa vitale per l'agricoltura: senza di loro, molte aziende sarebbero in un vicolo cieco", dicono alcuni produttori di pomodori ad Agadir.
EFA News - European Food Agency