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Bovini. Anabic: miglioramento genetico, un'antidoto contro il depopolamento

Il direttore Andrea Quaglia a EFA News: "Allevamenti demonizzati, troppe fake news"

Il miglioramento genetico delle razze bovine è la strada maestra per una zootecnia sostenibile e per la produzione di carni di qualità. Da questo punto di vista, l'Italia non ha nulla da invidiare al resto del mondo. Emblematica è stata, in tal senso, la nomina di Andrea Quaglia a direttore dell'Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne (Anabic). Dopo parecchi anni alla guida del servizio attuazione programma genetico dell'associazione, Quaglia ha assunto il nuovo incarico, apportando la sua fondamentale esperienza da un ambito che oggi si rivela più che mai cruciale.

"E' una grande responsabilità quella che mi è stata data, dopo trent'anni di impegno nell'associazione", spiega Quaglia a EFA News. L'obiettivo del dirigente è ora quello di trasmettere ai circa 5000 allevatori soci di Anabic quanti più servizi in merito al miglioramento genetico e non solo, affrontando tutte le problematiche del momento. I soci sono presenti in ogni regione d'Italia, "dal Piemonte alla Sicilia", quindi con una "grande varietà di scenari, di realtà e di tipologie di allevamento: cercheremo di ascoltarli tutti e di adeguare i servizi alle loro esigenze".

Al di là dei risvolti tecnici, la zootecnia bovina rimane nell'occhio del ciclone per ragioni ideologiche: "L'allevamento è stato demonizzato in tutte in tutte le maniere, per ragioni che vanno dai presunti effetti sul riscaldamento globale alla convinzione che la carne rossa sia nociva. Oltre alle difficoltà generali in cui versa l'allevamento, si è aggiunto anche lo stigma sociale", commenta amareggiato Quaglia.

Una delle problematiche oggettive è quello del decremento demografico delle razze bovine. A riguardo, Anabic sta portando avanti una "campagna di sensibilizzazione a tutti i livelli affinché vengano prese delle misure idonee a sostenere l'allevamento perché, com'è noto, l'Italia è deficitaria sulla produzione di carne bovina. Al punto che", prosegue il direttore di Anabic, "in 3 o 4 anni, il grado di autoapprovvigionamento si è ridotto al 40%. Quindi stiamo cercando di sensibilizzare le istituzioni pubbliche affinché ci sia un supporto agli allevatori che rimangono sul territorio. Si tratta di un aiuto di tipo genetico, in modo da avere animali che siano sempre più adatti agli standard moderni, sia a livello di produzione, sia a livello di sostenibilità e di promozione".

Altro spinoso dibattito è quello intorno alla salubrità delle carni bovine. A riguardo, Quaglia ricorda che "le nostre razze sono allevate al pascolo ormai circa per il 70%, quindi le nostre vacche producono una serie di servizi ecosistemici che raramente vengono considerati nel novero delle questioni positive che riguardano i nostri allevamenti". Sussistono differenze, quindi, tra gli animali allevati a stabulazione libera - ovvero al pascolo - rispetto agli animali allevati in modo intensivo. Vi sono, ricorda il direttore Anabic, carni ricavate da esemplari che si nutrono di mangimi e altre da esemplari che fanno ricorso al pascolo: queste ultime "è stato dimostrato che hanno effetti assolutamente positivi sulla salute". Fermo restando che, in generale, "gli studi che affermavano che le carni rosse erano tra le responsabili del cancro al colon sono stati parecchio revisionati, quindi", conclude Quaglia, "questa correlazione certamente non esiste".

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EFA News - European Food Agency
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