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Borse caute aspettando i dazi (ancora)

Digerite le lettere ai 14 paesi con tariffe dal 1° agosto, i mercati attendono l'Ue: si parla di aliquote al 10% esclusi aerei e alcol

È partita debole Wall Street con Dow Jones (-0,1%) e Nasdaq (-0,04%) che viaggiano intorno alla parità a un'ora dall'inizio delle contrattazioni. Dopo i cali generalizzati di ieri la borsa statunitense tiene ancora al centro dell'attenzione i dazi. Ieri, lo ricordiamo, il presidente statunitense Donald Trump ha inviato lettere a 14 nazioni (Giappone, Corea del Sud, Malesia, Kazakistan, Sudafrica, Laos e Myanmar, Bosnia-Erzegovina, Tunisia, Indonesia, Bangladesh, Serbia, Cambogia e Thailandia) per avvertirle di un imminente aumento dei dazi, fissando una nuova scadenza per i dazi al 1° agosto. 

Trump sta bluffando?

L'impressione dei mercati, oggi, rimane quella che ancora una volta Trump stia, di fatto, bluffando: in questo caso, soprattutto, che abbia prolungato le scadenze dopo non aver ottenuto sostanzialmente nulla. Alla domanda se la scadenza del 1° agosto sia improrogabile, Trump ha risposto che è "ferma, ma non al 100%. Se ci chiamano e dicono che vorremmo fare qualcosa di diverso, saremo aperti", ha dichiarato il presidente.

"Trump sta usando la minaccia di dazi più elevati come leva per raggiungere un accordo, una tattica che abbiamo già visto in passato, ma che non impressiona più i mercati, poiché le proroghe sono quasi sempre conseguenti -ha scritto in una nota Simon Wiersma, Investment Manager di ING-. Da aprile, l'amministrazione Trump ha stipulato solo due accordi commerciali, appena abbozzati, con Gran Bretagna e Vietnam, e una tregua con la Cina nella quale non ha ottenuto granché.

Le Borse europee

I dazi, com'è logico pensare, stanno tenendo banco anche sui mercati europei, anch'essi oggi decisamente tutti poco mossi, Piazza Affari compresa, che ha chiuso in rialzo dello 0,6%: il Dax tedesco ha archiviato la seduta in aumento dello 0,5%, deboluccio come il Cac 40 parigino (+0,5%) mentre lo SMi svizzero ha chiuso in rialzo di uno striminzito +0,1%.

Le borse europee, va detto, sembrano oggi indifferenti ai dazi sulle importazioni annunciati ieri sui 14 paesi: per i mercati europei, l'attenzione resta sulla possibilità che l'UE raggiunga un accordo quadro con la Casa Bianca nei prossimi giorni: probabilmente includerà un'aliquota di base del 10% e potrebbe prevedere esenzioni per "settori sensibili" come aerei e alcolici, almeno stando a quanto anticipato dal quotidiano statunitense The Politico. L’offerta presentata da Washington a Bruxelles durante i colloqui a cui ha partecipato il commissario Ue per il Commercio Maros Sefcovic sarebbe “prendere o lasciare”, sempre secondo fonti statunitensi. 

Usa-Ue

Domenica scorsa il presidente Usa e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si sono sentiti al telefono e un’altra telefonata è data per probabile nelle prossime ore. Sempre secondo fonti di stampa Usa, Sefcovic. ieri pomeriggio, ha detto agli ambasciatori dell’Ue che i contorni di un accordo commerciale sono ancora molto vaghi e serve comunque l’approvazione di Trump per andare avanti. Washington non pare intenzionata a esentare settori politicamente sensibili come quello automobilistico, siderurgico, dell’alluminio o farmaceutico, come vorrebbe l’Ue. Francia, Italia e Irlanda sarebbero comunque “soddisfatte” per le esenzioni su alcolici e aeromobili.

Dal canto suo, la Commissione Ue non si aspetta di ricevere, come i paesi asiatici, una lettera da Trump ma deve decidere se cedere alle pressioni del presidente Usa e firmare un’intesa sbilanciata a favore degli Usa. “Abbiamo già incassato tariffe per un valore di oltre 100 miliardi di dollari, ma non abbiamo ancora iniziato”, ha rivendicato Trump parlando con i giornalisti a margine della cena alla Casa Bianca con Benjamin Netanyahu.

La Ue è il principale partner commerciale statunitense: stando ai dati Eurostat, l’anno scorso gli scambi bilaterali hanno toccato quota 1.700 miliardi di euro. L’export di beni verso gli Usa (in testa prodotti farmaceutici, automobili, aerei, prodotti chimici, apparecchiature mediche, vino e liquori) ha superato 530 miliardi: l’import (soprattutto greggio, farma, aeromobili e auto) viaggia oltre 330 miliardi. L'Europa, dunque, vanta un surplus commerciale di quasi 200 miliardi di euro, ossessione di Trump sempre più intenzionato ad azzerarlo o quantomeno a ridurlo drasticamente. 

Ursula von der Leyen

Nel frattempo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenendo alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo nel dibattito sulle relazioni Ue-Cina ha detto: "dobbiamo riequilibrare le nostre relazioni economiche, portare avanti la riduzione dei rischi e promuovere la diplomazia su questioni globali, tra cui il clima". La strategia europea, ha evidenziato, prevede di dialogare e "ridurre i rischi" senza distaccarsi da Pechino.

La variabile Cina

"La Cina sta registrando il più grande surplus commerciale nella storia dell’umanità. Il suo surplus commerciale con la nostra Unione ha superato 300 miliardi di euro lo scorso anno, e questo mentre diventa sempre più difficile per le aziende europee fare affari in Cina. I nostri prodotti sono sistematicamente discriminati negli appalti pubblici a causa della politica di Pechino di 'Buy China" ha proseguito la presidente.

"Beni e servizi fabbricati in Cina ottengono automaticamente un vantaggio di prezzo del 20% nelle gare d'appalto pubbliche. Questo è semplicemente ingiusto, sottolinea ancora spiegando che "se vogliamo che la nostra partnership proceda, abbiamo bisogno di un autentico riequilibrio, di minori distorsioni del mercato, di una minore sovraccapacità esportata dalla Cina e di un equo accesso reciproco per le imprese europee in Cina", ha concluso von der Leyen.

Fc - 51959

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