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Sorpresa Cina, a luglio si contrae la manifattura (e i servizi)

L'indice Pmi scende a 49,5 punti a luglio dai 50,4 di giugno: colpa del calo degli ordini dall'estero e della debole domanda interna

Difficile se non impossibile che sia già l'effetto delle tariffe Usa decise dal presidente americano Donald Trump, fatto sta che l'improvviso e sorprendente calo del settore manifatturiero cinese fa pensare a una sorta di "effetto psicologico" anticipatorio.  Secondo quanto rilevato dall'indice dei responsabili degli acquisti privati, l'indice manifatturiero, come accennavamo, a luglio in Cina ha subito una contrazione inaspettata a causa del calo degli ordini dall'estero e della debole domanda interna.

A dare la stura alle illazioni è l'indice PMI manifatturiero di S&P Global che, per quanto riguarda la Cina, in luglio è sceso a 49,5 punti a luglio dai 50,4 di giugno. 

Il dato ha deluso le aspettative, con gli analisti che si attendevano una contrazione più contenuta, ovvero fino a 50,2 punti. Un valore inferiore a 50 indica una contrazione, un valore superiore indica un'espansione dell'attività.

Come dicevamo, le cause principali di questo calo sono legate al rallentamento delle esportazioni e alla persistente debolezza della domanda interna, che non si è ripresa nemmeno dopo la tregua commerciale con gli Stati Uniti. Altro fattore che pesa sulla produzione industriale è legato al clima e alle stagioni: il mese di luglio è stato segnato da temperature estreme, forti piogge e inondazioni, che hanno inevitabilmente ostacolato il funzionamento di molte attività manifatturiere.

D'altronde, non va meglio nemmeno fuori dalle fabbriche: l’indice non manifatturiero, che riflette l’andamento dei settori dei servizi e delle costruzioni, è sceso a 50,1 rispetto al 50,5 del mese precedente, facendo anch’esso peggio delle attese (a 50,3 punti) ma soprattutto avvicinandosi pericolosamente alla soglia che separa espansione e contrazione.

Fc - 52737

EFA News - European Food Agency
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