Il grande gioco della birra mette in difficoltà AbInbev
Il colosso belga perde colpi: semestrale positiva ma preoccupano i volumi in calo

I dazi di Trump continuano a farf paura al segmento delle birre. E a poco servono in questo momento i discorsi e le previsioni e nemmeno i dati di bilancio già accreditati. La conferma arriva da AbInbev, considerato il più grande produttore di birra al mondo che, al di là di una semestrale tutto sommato positiva, si sta dando parecchio da fare per per convincere i consumatori a ordinare più birre Budweiser e Corona.
Questo perché a fronte di ricavi in rialzo nel secondo trimestre 2025 con una crescita dei ricavi per hl del 4,9% e del 2,3% nel primo semestre 2025 (+4,3% la ricavi per hl), i ricavi dichiarati sono diminuiti del 2,1% nel secondo trimestre a 15 miliardi di dollari e del 4,2% nel primo semestre 2025 a 28,6 miliardi di dollari per "l'impatto di una conversione valutaria sfavorevole".
Oggi il titolo della multinazionale belga-brasiliana viaggia intorno alla parità in Borsa ma arriva da una brutta batosta, quella di giovedì 31 luglio, quando le azioni sono crollate dell'11,5% segnando il più grande calo giornaliero dal 2020, dopo che i volumi del secondo trimestre hanno mancato le stime, trascinati al ribasso da forti cali in Brasile - un mercato chiave - e in Cina, la seconda economia mondiale.
Eppure l'azienda registra l'aumento del 5,6% dei ricavi combinati dei megabrand guidati da Corona, che nel secondo trimestre è cresciuta del 7,7% al di fuori del suo mercato domestico: sempre nel periodo da aprile a giugno 2025, la società registra anche l'aumento del 33% del fatturato del portafoglio di birre analcoliche.
L'ebitda normalizzato è aumentato del 6,5% a 5,3 miliardi di dollari nel secondo trimestre e del 7,2% a 10,1 miliardi nel semestre, con un'espansione del margine al 35,5%. L'utile sottostante è a 1,9 miliardi nel secondo trimestre (rispetto a 1,8 miliardi di un anno prima) e di 3,5 miliardi nel semestre (rispetto a 3,3 miliardi di un anno fa).
A pesare sul titolo e sui dati di bilancio, però, è soprattutto il dato sui volumi di birra che si sono rivelati in calo complessivo dell'1,9% nel secondo trimestre, con i volumi di birra in calo del 2,2% e i volumi non di birra in aumento dello 0,3%: stesso scenario nel primo semestre, con volumi diminuiti del 2% tra un calo del 2,3% della birra e un aumento dello 0,3% dei volumi non di birra.
La debacle di AbInbev fa il paio con quella della rivale Heineken che lunedì 28 luglio ha lasciato sul terreno di Borsa un pesante -8,45% dopo un'ottima semestrale chiusa con un aumento del 7,4% degli utili, oltre le stime degli analisti (leggi notizia EFA News), che però non è bastata a tranquillizzare gli animi dopo che il ceo Dolf van den Brink ha avvertito che i volumi sarebbero stati più bassi del previsto per il resto dell'anno e ha scelto di non alzare la guidance annuale sugli utili, citando la volatilità dovuta anche ai dazi commerciali statunitensi.
Il ceo Michel Doukeris confessa agli analisti che "i volumi non sono stati all'altezza delle nostre aspettative" anche se poi smorza i toni sottolineando che altri indicatori di performance, come gli utili e i ricavi, sono cresciuti in modo consistente. "La resistenza della categoria della birra e il continuo slancio dei nostri megabrand -spiega Doukeris- hanno consentito un altro trimestre di crescita redditizia con l'ebitda aumentato del 6,5% e la continua ottimizzazione che ha portato a una crescita dell'8,7% dell'eps sottostante, sebbene il contesto operativo rimanga dinamico".
Secondo Doukeris, il cattivo tempo ha determinato il calo in Brasile ma, sottolinea il ceo, l'azienda si sta preparando a crescere nel secondo semestre. In Cina, dove il portafoglio di birre (costose) di AB InBev ha sofferto rispetto ai rivali, l'azienda sta cercando di aumentare le vendite per il consumo domestico piuttosto che per i bar e i ristoranti. Il consumo nei locali, su cui AB InBev si è finora concentrata in Cina, ha sofferto a causa di un'economia lenta e di nuove regole governative che vietano ai dipendenti pubblici di cenare fuori in gruppi numerosi.
Insomma, la crescita dei volumi di birra, parte fondamentale dell'investimento per i produttori, sta determinando negli ultimi anni una certa fatica a raggiungere gli obiettivi prefissati anche dai grandi birrifici: perché, come dicono gli analisti, la birra è fondamentalmente un "gioco di volumi".
I produttori speravano di ripristinare i volumi nel 2024 ma, purtroppo, i volumi rischiano di ristagnare nuovamente nel 2025, zavorrati dai dazi commerciali del presidente americano Donald Trump. D'altronde, come spiegano gli analisti, non è sufficiente una crescita basata solo sull'aumento dei prezzi: "alla fine -dicono- i consumatori si orienteranno verso prodotti alternativi. Secondo gli esperti, per esempio, un fattore chiave del declino di AB InBev in Brasile è stato il prezzo: AB InBev ha aumentato i prezzi prima della rivale Heineken, che ne ha beneficiato. Doukeris ha giustificato la mossa affermando che il mercato si stava appena adeguando ai cambiamenti di prezzo.
EFA News - European Food Agency