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CLARA MOSCHINI

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Cocaina nelle polpa della frutta esotica, un indagato a Genova

Imprenditore reggino finisce nell'inchiesta avviata dopo la scoperta di 132 kg di polvere bianca in un carico di guayaba

È il titolare di una ditta di import-export, un imprenditore di 35 anni di origini reggine, l'indagato nell'inchiesta avviata dopo la scoperta, nel porto di Genova, di un carico di 132 kg di cocaina, nascosta in mezzo alla polpa di frutta congelata. La merce è stata sequestrata nelle scorse settimane in seguito all'operazione della Direzione Distrettuale Antimafia partita lo scorso 18 luglio e che ha rivelato un traffico da oltre una tonnellata di droga.

Nascosta dentro la frutta congelata, la droga veniva estratta e ridistribuita per essere messa sul mercato. Le autorità, svolgendo le indagini, hanno trovato un primo fusto di polpa di guayaba con dentro due chili di polvere bianca: a quel punto gli ispettori hanno controllato tutti i 126 fusti che si trovavano all'interno di un container proveniente dalla Colombia ed è saltata fuori tutta la droga. In una chat criptata a cui partecipavano tutti i soggetti coinvolti, chat attualmente a disposizione degli inquirenti, si ritrovano i riferimenti all'attività svolta da Ivano Piperissa nel porto di Genova: l'imprenditore reggino, indagato, ha dichiarato di essere estraneo ai fatti. 

La cocaina sarebbe stata trasportata principalmente da Perù, Colombia e Brasile, dove vivevano alcuni appartenenti al clan: questi avrebbero procurato lo stupefacente e curato le operazioni logistiche di occultamento all’interno di container caricati su navi cargo destinate a porti del Nord Europa (Rotterdam, Amburgo e Anversa) e italiani (Gioia Tauro, Livorno, Civitavecchia, Trieste e Genova).

Complessivamente sono 59 gli indagati e 9 gli arrestati tra i quali proprio Ivano Piperissa, l'uomo di collegamento tra il boss Cosimo Gallace, anche lui in manette, e i portuali che a Genova avrebbero garantito il passaggio dei carichi di stupefacenti. Gli indagati, infatti, avrebbero avuto complici all'interno del porto di Genova, reclutati da un fiduciario del clan catanzarese dei Gallace per scaricare dai container la droga proveniente dal Sudamerica e smistarla verso l'estero per la commercializzazione.

 

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