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Dazi/4. L'Europa dell'alcol contesta il 15%

Dal Ceev, all'americana Discus, a SpiritEurope, le organizzazioni di settore si dichiarano insoddisfatte dell'intesa

Non c'è solo l'Italia del vino a esprimere disappunto per la "dichiarazione congiunta" Usa-Ue sui dazi siglata pochi giorni fa che scontenta sia Federvini (leggi notizia EFA News) che l'Unione italiana vini (leggi notizia EFA News). Un po' tutta l'industria dell'alcol condivide la delusione per l'intesa raggiunta. A nome dell'industria europea parla, anzi scrive, il Ceev, il Comité Européen des Entreprises Vins (CEEV) dal 1960 la voce dei produttori vinicoli europei. L'organizzazione, in una nota ufficiale, "esprime profonda delusione per la pubblicazione della dichiarazione congiunta UE-USA sull'accordo commerciale quadro, che non include il vino tra i settori esenti dalla nuova tariffa generale statunitense del 15%".

"Questa omissione -sottolinea il Ceev nel comunicato- è particolarmente preoccupante se si considera che il vino è uno dei fiori all'occhiello dell'esportazione europea e che contribuisce in modo significativo alla creazione di valore nella catena di approvvigionamento degli Stati Uniti. Il settore vinicolo dell'UE ha esportato oltre 4,88 miliardi di euro di vino negli Stati Uniti solo nel 2024, rendendoli il più grande mercato di destinazione per i vini europei. Parallelamente, per ogni dollaro generato dalle esportazioni di vino europeo negli Stati Uniti, i settori della distribuzione e dell'ospitalità americani guadagnano 4,50 dollari".

"La tariffa statunitense del 15% in vigore dall'inizio del mese -aggiunge la nota del Ceev- sta danneggiando il settore e continuerà a ridurre il nostro fatturato, a sospendere gli investimenti e a diminuire i volumi delle esportazioni". 

"Il Ceev -prosegue la nota- insiste fortemente sulla necessità di includere il vino nelle prossime discussioni tra le autorità statunitensi e comunitarie. Siamo fiduciosi che i nostri prodotti saranno tra quelli che beneficeranno di un regime speciale, con l'applicazione delle sole tariffe NPF. È urgente eliminare questa tariffa dannosa e proteggere un settore che offre prosperità, sostenibilità e connessione.

Ribadisce il concetto il segretario generale del Ceev, Ignacio Sánchez-Recarte che, incontrando i giornalisti ha confermato che l'associazione “mantiene una piccola speranza”, sapendo che i negoziatori dell'UE e degli Stati Uniti hanno cercato di ottenere l'esenzione del vino e degli alcolici dal dazio del 15%. “Non fanno parte di questa prima dichiarazione, ma c'è ancora una piccola speranza di includerli nel secondo pacchetto, quindi in autunno”, ha detto il segretario Ceev.

Discus

A Sanchez-Recarte e al suo Ceev ha fatto eco Chris Swonger, presidente e amministratore delegato dell'associazione commerciale statunitense Distilled Council of the United States. "Siamo delusi dal fatto che questa dichiarazione congiunta non includa il commercio permanente senza dazi per gli alcolici su entrambe le sponde dell'Atlantico", sottolinea la nota del Discus che non ha mancato, una ventina di giorni fa, di 'prendere di petto' l'accordo Usa Ue (leggi notizia EFA News).

"Lodiamo l'amministrazione per aver salvaguardato gli alcolici statunitensi dalle tariffe nel breve termine -aggiunge la nota-, ma senza un ritorno permanente a tariffe zero per zero sugli alcolici, i distillatori americani non hanno la certezza di pianificare la futura crescita delle esportazioni e dei posti di lavoro senza il timore di un ritorno delle tariffe di ritorsione. Questi nuovi dazi più alti sui prodotti alcolici dell'UE aggraveranno ulteriormente le sfide che i ristoranti e i bar di tutta la nazione devono affrontare".

SpiritsEurop

Anche un'altra associazione europea, ossia SpiritsEurope, ha espresso la propria insoddisfazione. In un comunicato "esprime profonda delusione per il fatto che la dichiarazione congiunta UE-USA non sia riuscita a ripristinare il quadro di riferimento 'zero per zero' per gli alcolici, da tempo atteso, lasciando le esportazioni di alcolici dell'UE verso gli Stati Uniti esposte a una tariffa d'importazione del 15%".

“Questo -sottolinea Hervé Dumesny, direttore generale di SpiritsEurope- era un momento cruciale per riaffermare e rinvigorire il nostro impegno comune per un commercio equo e reciproco e per dare al settore transatlantico degli alcolici la spinta di cui ha bisogno per tornare su un percorso di crescita più forte. Pur apprezzando i progressi compiuti per attenuare le tensioni commerciali più ampie, ogni mese di ritardo nel ripristino dell'accordo tariffario zero per zero per gli alcolici frena la crescita, gli investimenti e la scelta dei consumatori su entrambe le sponde dell'Atlantico”.

Originariamente concordato nel 1997, l'accordo “zero per zero” ha eliminato le tariffe su quasi tutte le bevande alcoliche scambiate tra l'UE e gli USA. "L'accordo -prosegue la nota- ha determinato un aumento del 450% degli scambi commerciali in due decenni, ha rafforzato gli investimenti incrociati e ha sostenuto migliaia di posti di lavoro in entrambi i mercati. La sua assenza rischia ora di far retrocedere questi guadagni e di minare la fiducia nel partenariato transatlantico".

“Esortiamo entrambe le parti a rimanere al tavolo dei negoziati e a garantire un rapido e completo ritorno allo zero per zero -ha aggiunto Dumesny-. Ciò significa riaffermare il sostegno al nostro settore attraverso l'Atlantico, eliminando le tariffe statunitensi sulle bevande alcoliche dell'UE e revocando tutte le misure di ritorsione sospese dell'UE sui prodotti statunitensi. Il ripristino di questo accordo e della prevedibilità del commercio transatlantico di alcolici è essenziale per consentire al nostro settore di prosperare attraverso un commercio equo e reciproco che vada a beneficio di agricoltori, distillatori, dettaglianti, lavoratori del settore alberghiero e consumatori".

Fc - 53019

EFA News - European Food Agency
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