Dal riso ai ricci di mare il Giappone lancia l'allarme rincari food
Inflazione e cambiamento climatico portano alle stelle i generi alimentari

Il Giappone si risveglia scoprendosi molto esposto al rincaro del food. Come se non bastasse la questione riso, schizzato a prezzi stellari toccando raggiunto il massimo storico di 26.400 yen, pari a quasi 160 Euro (leggi notizia EFA News) un forte calo delle catture di ricci di mare nel nord del Paese ha reso questa prelibatezza irraggiungibile per molti consumatori.
Sull'isola Rishiri di Hokkaido, i ristoranti offrono una ciotola di riso con 100 grammi di riccio di mare bafun, rinomato per la sua ricca dolcezza, alla cifra record di 15.000-18.000 yen (100-120 dollari), circa il doppio rispetto a qualche anno fa.
Intendiamoci: il riccio di mare è tradizionalmente considerato un bene di lusso ma adesso il prezzo proibitivo lo ha reso off-limits anche per le occasioni speciali per molte famiglie in Giappone, dove l'impennata dei costi alimentari è diventata un problema urgente per le autorità di Tokyo. L'aumento dei prezzi dei generi alimentari fa sì che la spesa media di una famiglia giapponese per il cibo sfiori il 30%, il valore più alto degli ultimi 43 anni.
I prezzi dei generi alimentari, in Giappone, sono aumentati del 7,6% a luglio su base annua, in accelerazione rispetto al 7,2% di giugno, secondo i dati governativi pubblicati la scorsa settimana. Il riso, che è stato colpito anche dal clima più caldo, rimane il principale responsabile dell'inflazione alimentare.
Il pesce e i frutti di mare rappresentano una porzione relativamente modesta del paniere alimentare, meno del 10%, e il loro contributo all'inflazione complessiva è solo dello 0,1%: il dato della loro diminuzione sulle tavole dei giapponesi, però, dimostra che gli effetti economici del cambiamento climatico non sono più solo teorici, “Gli eventi meteorologici estremi e l'aumento delle temperature medie globali sono tra le ragioni per cui ci aspettiamo che l'inflazione sia strutturalmente più alta in futuro rispetto al passato”, sottolinea il Japan and Frontier Market Economics di Moody's Analytics.
I politici nipponici hanno attribuito il forte aumento dei prezzi dei generi alimentari alla pressione dello yen debole sui costi delle importazioni, ma ora anche gli effetti del riscaldamento globale si profilano come un rischio. Negli ultimi anni, la temperatura dell'acqua in Giappone è aumentata di circa 5°C, secondo la Japan Fisheries Research and Education Agency: negli ultimi 20 anni i volumi delle popolari specie d'acqua fredda come il salmone o i calamari sono diminuiti drasticamente, mentre il loro prezzo al chilo è aumentato di quasi cinque volte.
A Rishiri, le catture di ricci di mare si sono dimezzate rispetto all'anno scorso, Il prezzo massimo di 10 chili di riccio di mare bafun di Rishiri, che prospera nelle acque fredde, è salito a 90.000 yen, più del doppio rispetto ai 40.000 yen di due anni fa. "I prezzi sono in aumento a causa delle scarse catture", dicono gli esperti della zona convinti che la colpa sia "dell'aumento della temperatura del mare".
Se lo yen debole, causato dal divario ancora ampio tra i tassi d'interesse in Giappone, è il principale motore dell'inflazione alimentare, anche il cambiamento climatico è nel mirino della banca centrale. Gli alimenti freschi, che la Banca del Giappone (BOJ) di solito esclude dalla misurazione a causa della loro volatilità, sono aumentati il mese scorso del 3,3% rispetto all'1,6% di giugno. L'inflazione del pesce e dei frutti di mare si è moderata un po' di recente, passando al 2,5% dal 3,9%.
L'inflazione giapponese rimane modesta rispetto ad altri paesi, ma è sufficiente a danneggiare i portafogli delle persone, soprattutto perché gli stipendi non hanno tenuto il passo, dichiarano gli esperti. I quali sottolineano che il Giappone mira a portare il suo rapporto di autosufficienza alimentare al 69% su base produttiva entro il 2030, rispetto all'attuale 60%, obiettivo che però potrebbe essere complicato dalla pressione climatica.
EFA News - European Food Agency