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Mercosur/3. Attenzione, l'accordo ha criticità

Confcoop Fedagripesca: eccessiva apertura a mangimi, carni avicole, cereali, zucchero e riso

“Dall’intesa con il Mercosur l’agroalimentare risulta ancora una volta, come nell’intesa sui dazi con Trump, il settore più penalizzato, sacrificato come merce di scambio al fine di ottenere vantaggi per altri comparti, dalle automobili ai prodotti chimici e farmaceutici". Lo sostiene in un comunicato il presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei commentando l'accordo di libero scambio tra l'Unione Europea e il Mercosur presentato ieri 3 settembre dalla Commissione Ue (leggi notizia EFA News). 

"Non possiamo, inoltre sottacere -prosegue Drei- i rischi importanti che andranno ad incombere sulle nostre filiere dall’apertura all'importazione di prodotti da Paesi i cui standard produttivi sono notevolmente inferiori a quelli adottati dalle aziende europee”.  

“Nonostante siamo in presenza di uno dei più ambiziosi patti commerciali mai negoziati -prosegue il presidente di Confcooperative- e sebbene si vadano ad aprire nuove opportunità, tutte da verificare, per le esportazioni di vini, formaggi e prodotti a Indicazione Geografica, l’accordo di libero scambio non è a nostro avviso esente da criticità”. 

I benefici per alcuni settori sembrano, infatti, essere ottenuti sacrificandone altri: l’accordo prevede ad esempio un'eccessiva apertura del mercato comunitario a mangimi, carni avicole, cereali, zucchero e riso, “senza alcuna garanzia che tali produzioni rispettino gli stessi standard di quelli europei”.

Le preoccupazioni maggiori si concentrano su alcuni comparti chiave, a partire da quello zootecnico. Nel settore bovino, i produttori del Mercosur possono contare su vantaggi competitivi schiaccianti, derivanti da un costo del lavoro inferiore e da sistemi di allevamento e alimentazione meno regolamentati e costosi. 

Questo, secondo Confcooperative, si traduce in prodotti che possono arrivare sul mercato UE con un prezzo fino al 50% più basso, creando una concorrenza insostenibile per gli allevatori europei. 

Non meno critica è la situazione per il settore avicolo, un mercato già delicato e caratterizzato da una forte concorrenza interna e internazionale, che rischia di essere ulteriormente destabilizzato dall'introduzione di nuove e ingenti quote di importazione a basso costo. 

A subire un duro colpo sarà anche il comparto dello zucchero: l'accordo prevede infatti l'ingresso a dazio zero di 190.000 tonnellate, pari a circa il 10% del totale importato nell'UE. Questa merce, immessa a prezzi ultra-competitivi, eserciterà un'inevitabile pressione al ribasso sui prezzi interni, danneggiando i bieticoltori europei.

Tutto ciò crea, prosegue Drei “un paradosso competitivo insostenibile se si considera che gli agricoltori e gli allevatori europei siano invece tenuti a rispettare le normative più rigorose al mondo in termini di sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare e benessere animale”. 

È questo uno degli aspetti più criticabili dell’intesa secondo Drei: “la palese contraddizione con le politiche interne della Commissione che da una parte è impegnata da tempo a promuovere il Green Deal e le strategie per un modello agricolo più verde, sano e sostenibile e dall'altra favorisce politiche commerciali che incentivano e facilitano l'importazione di prodotti che molto spesso non sono conformi a questi stessi principi: è come se, di fatto, andasse a premiare, per il principio dei vasi comunicanti, gli stessi modelli produttivi che l'Europa ripudia e condanna”. 

Di fronte a queste criticità, conclude Drei, “la proposta di istituire un fondo di compensazione per i settori agricoli più colpiti appare come una misura insufficiente, volta forse solo ad ottenere il consenso degli agricoltori”.

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EFA News - European Food Agency
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