Pfas, acqua (minerale) sul fuoco di Grenpeace
Mineracqua ribatte con proprie analisi (positive) all'allarme tossicità lanciato dall'organizzazione

"Pensavi che l’acqua in bottiglia fosse una scelta più sicura? La nostra nuova indagine rivela invece la presenza di PFAS, sostanze potenzialmente tossiche e persistenti, in 6 marche su 8 tra le più diffuse in Italia". Diciamo la verità. Non fa piacere a nessuno svegliarsi alla mattina presto, accendere il computer e vedere tra le mail spuntare questo annuncio targato Greenpeace. L'umore non ne trae giovamento, diciamo così.
Eppure è quanto accade da alcuni mesi, da quando l'organizzazione ha deciso di spammare (in maniera informativa, sia chiaro) le nuove indicazioni acquisite sui Pfas nell'acqua minerale. I Pfas, detti anche inquinanti eterni, come spiega Greenpeace, sono sostanze chimiche che si accumulano nell’ambiente senza degradarsi e sono associate a gravi rischi per la salute.
"Negli scorsi mesi -spiegano da Greenpeace- abbiamo acquistato presso un supermercato di Roma sedici bottiglie appartenenti agli otto marchi più diffusi in Italia: Ferrarelle, Levissima, Panna, Rocchetta, San Benedetto, San Pellegrino, Sant’Anna, Uliveto.
Le abbiamo fatte analizzare in due diversi laboratori, uno in Germania e uno in Italia, per verificare l’eventuale presenza di PFAS. Il risultato: solo Ferrarelle e San Benedetto non presentavano tracce di queste sostanze. In tutte le altre marche, invece, è stata rilevata la presenza di Pfas, in particolare di TFA, un Pfas classificato di recente dalla Germania come 'tossico per la riproduzione' alla luce degli ultimi studi scientifici. Una sostanza potenzialmente tossica che non dovrebbe essere nell’acqua che beviamo ogni giorno. Come tutti i Pfas, anche il TFA persiste nell’ambiente e non è biodegradabile. La sua presenza è stata rilevata persino nel sangue umano".
A questo, segue la perentoria richiesta "Firma ora per chiedere una legge zero-Pfas che ne vieti del tutto la produzione e l’uso. Solo così possiamo sperare di tutelare la nostra salute: non c’è altro tempo da perdere. Aiutaci a fare pressione per chiedere una legge Zero-PFAS".
In sovrappiù, Greenpeace aggiunge: "Dopo la nostra precedente indagine sulla presenza di PFAS nell’acqua potabile, il governo italiano ha finalmente iniziato a muoversi. A marzo 2025, il Consiglio dei ministri ha approvato un Decreto Legge urgente per abbassare i limiti dei PFAS nelle acque potabili e introdurre restrizioni per il TFA. Ma non basta: il provvedimento fissa limiti ancora lontani da ciò che la scienza considera davvero sicuro e non elimina la produzione dei Pfas. Finché queste sostanze non saranno vietate del tutto, continueranno a contaminare l’ambiente e a minacciare la nostra salute".
"Mettiamo al bando queste sostanze pericolose una volta per tutte!" è il 'grido di guerra' con cui Greenpeace chiude la mail, facendo risultare "poco digeribile" iniziare una nuova giornata con queste premesse. Come minimo viene da non andare al frigo e sorseggiare un buon bicchiere di acqua minerale, proprio quella di cui ci fidiamo da decenni, magari.
A contrariis, si potrebbe dire, qualcuno prova a decostruire le "accuse" dell'organizzazione internazionale green. È di queste ore la presa di posizione in arrivo da Mineracqua, la Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali. la federazione, in un comunicato, sottolinea che "in merito all’indagine pubblicata da Greenpeace sulla presenza di TFA e Pfas nelle acque minerali", essa "ritiene opportuno fornire alcuni elementi alla luce dei toni allarmistici che hanno accompagnato la diffusione dell’indagine e che non trovano una giustificazione nei risultati riscontrati".
Innanzitutto, spiega a sua volta Mineracqua, "come emerge dall’indagine di Greenpeace i Pfas non sono stati riscontrati nelle acque minerali italiane analizzate. Quanto al TFA (Acido Trifluoroacetico), composto ampiamente diffuso nell’ambiente derivante da molteplici fonti industriali (pesticidi, fluidi refrigeranti, sistemi di trattamento delle acque reflue, ecc…) e non riconducibile a specifiche attività legate all’imbottigliamento delle acque minerali, tutti i test condotti fino ad oggi su scala europea, comprese le analisi di autocontrollo delle aziende, indicano che le concentrazioni di TFA nelle acque minerali sono estremamente basse e non correlate a rischi per la salute".
"Il laboratorio indipendente tedesco Fresenius, su incarico di Mineracqua -prosegue la nota-, ha approfondito l’eventuale presenza di TFA nelle acque minerali italiane attraverso una campagna analitica che ha evidenziato tracce altamente al di sotto rispetto ai limiti attualmente previsti per le acque potabili".
"Il Governo italiano -aggiunge Mineracqua-, riconoscendo la rilevanza dell’inquinamento da TFA, ne ha recentemente introdotto un limite per le sole acque potabili, fissandolo a 10 µg/l (microgrammi per litro), a partire dal 2027. Se confrontate con questo limite, l’unico attualmente esistente poiché ad oggi per le acque minerali non esiste a livello europeo un limite di legge, le acque minerali analizzate da Greenpeace hanno riscontrato tracce di TFA enormemente inferiori. Infatti, l’acqua minerale con il valore più alto di TFA è pari a 0,7 µg/l, circa quindici volte inferiore al limite fissato per le acque potabili".
"A livello europeo -dice Mineracqua-., non esiste ancora una metodologia di analisi standardizzata per la determinazione del TFA, tanto è vero che le analisi eseguite per conto di Greenpeace da due laboratori, uno italiano e uno tedesco, sulla stessa acqua minerale hanno dato risultati estremamente diversi (in un caso rispettivamente 0,1 µg/l e 0,7 µg/l)".
"Questa enorme discrepanza di valori sulla stessa acqua -sottolinea Mineracqua nella sua nota- non contribuisce certo a conferire credibilità scientifica all’indagine di Greenpeace e, di conseguenza, non ne giustifica i toni allarmistici che vanno a discredito del settore delle acque minerali".
Mineracqua, aggiunge la nota, "conferma l’impegno costante del comparto nella tutela della sicurezza e della qualità delle acque minerali naturali, che continuano a rappresentare un prodotto sicuro, controllato e conforme a tutti i requisiti previsti dalla normativa nazionale ed europea".
EFA News - European Food Agency