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Agrifood. Le strategie del Fondo Italiano d'Investimento

Esclusivo. Parlano i senior partner Pier Felice Murtas e Marco Pellegrino

FIAF, acronimo di Fondo Italiano Agri & Food, è il fondo gestito da Fondo Italiano d'Investimento SGR dedicato a sostenere la crescita e lo sviluppo delle eccellenze della filiera agroalimentare italiana. Pier Felice Murtas e Marco Pellegrino, Senior Partner di Fondo Italiano d’investimento Sgr, in questa intervista a due voci spiegano il successo dell’iniziativa e le prossime mosse.

 Avete già effettuato cinque operazioni dalla nascita del fondo. Siete soddisfatti dei vostri investimenti?

Sì, il bilancio è molto positivo. In poco più di due anni e mezzo dall’avvio dell’attività di investimento, FIAF – Fondo Italiano Agri&Food ha completato cinque operazioni, costruendo un portafoglio diversificato per filiera e area geografica. Le società in cui abbiamo investito – Corradi e Ghisolfi, Pasta Berruto, Trinità, Scatolificio del Garda e, più di recente, Santangelo Group – rappresentano eccellenze italiane con una forte identità industriale e un potenziale di sviluppo importante. Siamo soddisfatti non solo dei risultati economici, ma anche del rapporto costruttivo instaurato con gli imprenditori, che hanno condiviso il nostro approccio di partnership nel rafforzare le strutture aziendali e accelerare i piani di crescita, in Italia e all’estero.

 Quale sta performando meglio?

Tutte le partecipate stanno contribuendo positivamente al progetto del fondo, seppur in fasi di sviluppo diverse. Alcune hanno già avviato piani di investimenti significativi, sia a livello industriale che di mercato, altre stanno completando il rafforzamento organizzativo necessario per sostenere la crescita. Nel complesso, i risultati sono in linea con le aspettative e confermano la validità della strategia di investimento che privilegia aziende solide, con un forte radicamento territoriale e un modello di business distintivo.

Quanti dossier avete allo studio?

Il deal flow resta intenso e di qualità. Stiamo analizzando numerose opportunità in diverse filiere dell’agroalimentare, dalla trasformazione primaria e secondaria al food service specializzato fino ai macchinari, attrezzature e servizi a supporto della filiera stessa. È un mercato dinamico, in cui molte imprese familiari stanno valutando percorsi di apertura del capitale o di aggregazione con altri operatori del settore. L’interesse verso partner come FIAF dimostra che cresce la consapevolezza dell’importanza di strutturarsi per affrontare un mercato sempre più competitivo.

Tracciate, ove possibile, l'identikit del vostro prossimo investimento?

FIAF si focalizza su società italiane di medie dimensioni, con fatturato compreso indicativamente tra i 30 e i 100 milioni di euro e solida marginalità, che mostrano una buona generazione di cassa e un potenziale di crescita non ancora pienamente espresso. Puntiamo su aziende con forte radicamento nel territorio, know-how distintivo e capacità di valorizzare il made in Italy, dove il nostro contributo può tradursi in una crescita industriale e manageriale concreta.  Già nel corso del 2025 avevamo indicato la filiera bakery - sia dolce che salato - come una delle aree di maggiore interesse, per la sua frammentazione e le opportunità di sviluppo industriale che offre. L’ingresso in Santangelo Group, azienda umbra specializzata nei lievitati premium, rappresenta una prima naturale evoluzione di quella visione: un investimento coerente con l’obiettivo di rafforzare segmenti di eccellenza del made in Italy, favorendo processi di crescita strutturata.

Fra i vostri obiettivi c'è favorire il processo di consolidamento del settore. Dal vostro punto di vista come sta procedendo? Trovate resistenze?

Il consolidamento sta avvenendo, ma con velocità diverse. Il tessuto agroalimentare italiano è ancora fortemente caratterizzato da imprese familiari, spesso con un rapporto molto stretto tra proprietà e gestione. Il nostro ruolo non è quello di snaturare queste realtà, tutt’altro. Lavoriamo con il nostro team per accompagnarle in un percorso di crescita e apertura, portando capitali, competenze manageriali e visione industriale. Quando si crea fiducia e si dimostra che l’obiettivo è rafforzare l’azienda, la collaborazione diventa naturale e si costruiscono basi solide per una crescita condivisa. 

Quanto il tema dei dazi sta impattando il settore?

È un tema che seguiamo con attenzione. Tutte le nostre partecipate, seppur in misura variabile tra loro, realizzano parte del proprio fatturato all’estero, soprattutto in Europa. Qualsiasi misura protezionistica può impattare sui loro piani commerciali e di prezzo, per quanto l’esposizione diretta al mercato americano, attualmente il più interessato dal tema dazi, resti a tutt’oggi limitata. Detto questo, il food italiano continua a godere di una reputazione di qualità e autenticità che consente di mantenere la domanda elevata anche in scenari complessi. Diversificazione dei mercati, qualità, distintività del prodotto “made in Italy” e investimenti in efficienza produttiva restano le chiavi per mitigare gli impatti di eventuali aumenti tariffari, qualora questi venissero effettivamente applicati.

Il settore continua ad attrarre interesse da parte di investitori esteri. C'è la possibilità che possiate chiamare un secondo fondo? Avete avuto manifestazioni di interesse all'investimento?

L’interesse per l’agroalimentare italiano da parte di investitori istituzionali, anche internazionali, è costante e crescente. Oggi siamo concentrati sul deployment del capitale raccolto con questo nostro primo fondo di filiera, ma è naturale che, guardando al futuro, si inizi a riflettere su come dare continuità a questa esperienza. I risultati positivi già evidenti nelle nostre partecipate, derivanti da un modello di investimento che unisce capitale paziente, visione industriale e valorizzazione del made in Italy, sono elementi che incoraggiano a proseguire lungo questa direzione.

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EFA News - European Food Agency
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