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CLARA MOSCHINI

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L'agroalimentare traina l'economia nazionale

Esclusivo. Intervista con Marco Lazzari, resp. Agri Banking Bper

"Gruppo Bper eroga circa 100 milioni di euro al mese al comparto agri a tutto tondo (primario più agroindustria), con una importante incidenza di pratiche ESG. Questi numeri testimoniano l’importanza che riversiamo nel settore".

Secondo l’ultimo Rapporto sull’Economia Agroalimentare 2025 di Bper, il valore aggiunto (produzione meno consumi intermedi) dell’agricoltura ha raggiunto i 44,4 miliardi di euro, segnando un +9% rispetto all’anno precedente, consentendo all’Italia di conquistare la leadership in Europa, superando Francia e Spagna. Anche l’industria alimentare ha mostrato segnali di ripresa, con un valore aggiunto pari a 37 miliardi di euro (+3,5%), in terza posizione nell’Unione Europea.Con oltre 676 miliardi di euro di fatturato di filiera, 69 miliardi di euro di export (+7,5%) e un saldo positivo nei prodotti trasformati pari a 14,2 miliardi, l’agroalimentare italiano ha giocato un ruolo centrale nella crescita dell’economia nazionale, soprattutto grazie alla domanda estera. In sviluppo anche le attività secondarie, trainate principalmente dagli agriturismi e dalla produzione di agro energie. 

Marco Lazzari, Responsabile del Servizio Agri Banking di Bper ci illustra come sta andando il settore e le prospettive e le sfide del prossimo futuro.

Dalla sua ottica di visuale come sta andando l’anno in corso e quali prospettive vede per il 2026? 

Nel 2025 l’agricoltura italiana sta consolidando il rimbalzo iniziato nel 2024: nei primi due trimestri il valore aggiunto del primario è ulteriormente cresciuto rispetto allo stesso periodo del 2024. Questa performance riflette la capacità del settore di innovare e contenere i costi. Le esportazioni dell’industria alimentare sono aumentate del di 6,2% a luglio 2025, con progressi significativi verso gli altri paesi dell’Unione Europea, la Cina e i Paesi del Mercosur. Il mercato interno resta debole con la quota della spesa alimentare delle famiglie che si è contratta del 18% nel 1° trimestre 2025, spingendo le imprese a puntare ancora di più sui mercati esteri. Per il 2026 ci attendiamo che la combinazione di investimenti in innovazione e di misure europee per la transizione verde continui a sostenere la produttività. È però fondamentale consolidare la domanda domestica e recuperare competitività sui mercati extra UE, soprattutto se persistono tensioni commerciali con gli Stati Uniti. 

Quanto le dinamiche dei dazi stanno impattando il settore? Quanto possono pesare sulle esportazioni?

Il rischio di dazi aggiuntivi sui prodotti agroalimentari italiani resta concreto. Nel 2024 l’ufficio studi di Bper stimava che un dazio statunitense del 20% avrebbe potuto aumentare i prezzi al consumo USA di 1,6 miliardi. I settori più esposti sono vino, formaggi DOP, pasta, salumi, dolci e olio. Tuttavia, il recente miglioramento delle esportazioni intra-UE fa ben sperare: la BCE suggerisce che una crescita di circa il 2% del commercio intra-UE basterebbe per compensare l’eventuale calo di vendite negli Stati Uniti. L’Italia dovrà quindi rafforzare, in primis, le relazioni commerciali all’interno dell’UE e creare ulteriori alternative per ridurre la dipendenza dall’export verso gli USA. 

L’aumento delle incertezze sta penalizzando gli investimenti?

Nonostante l’incertezza macroeconomica, gli investimenti agricoli continuano a salire rispetto agli anni precedenti: il valore aggiunto crescente nei primi sei mesi del 2025 sta generando margini per investimenti in innovazione e sostenibilità. È fuori luogo pensare al primario come a un settore vecchio e che non investe, è vero il contrario; assistiamo, e anzi siamo coinvolti, in piani di sviluppo, anche a forte impatto ESG, che indicano come le aziende agricole siano attente a tutte quelle tecniche avanzate che permettono aumenti delle rese agricole e riduzioni di costi. Per evitare che l’incertezza penalizzi questo percorso virtuoso sarà cruciale continuare a semplificare i processi di erogazione e offrire strumenti che accompagnino la transizione digitale e tecnologica.

Quali strategie possono essere messe in atto per recuperare l’export perduto in altri Paesi?

Per compensare eventuali perdite sul mercato statunitense bisogna sfruttare al massimo il mercato europeo, che già assorbe il 70% delle esportazioni di trasformati e offre margini per i prodotti premium. È necessario che il settore si espanda in aree ad alto potenziale come Cina, ASEAN, India e Paesi Mercosur, rafforzi la distintività dei prodotti certificati (DOP, IGP, biologico) e la tutela contro l’Italian sounding.

A quanto ammontano i finanziamenti che il Gruppo BPER eroga al settore tramite la divisione Agri Banking?

Come Gruppo eroghiamo circa 100 milioni di euro al mese al comparto agri a tutto tondo (quindi settore primario più agroindustria), con una importante incidenza di pratiche ESG. Questi numeri testimoniano l’importanza che riversiamo nel settore.

 Avete una politica specifica per facilitare le erogazioni del credito al settore?

Per facilitare le erogazioni è di primaria importanza la conoscenza delle specificità del settore. Per questo sono stati assunti all’interno del Servizio Agri Banking alcuni agronomi, figure essenziali in quanto semplificano e velocizzano il dialogo con gli imprenditori agricoli. È prioritaria la comprensione, seguita dalla capacità di proporci con strutture adeguate e risposte rapide.

Quali strumenti sono i più adatti per il finanziamento dell’agricoltura 4.0?

Il mercato dell’agricoltura 4.0 in Italia nel 2024 vale 2,3 miliardi di euro, con una crescita trainata da software e servizi digitali. Gli strumenti finanziari da promuovere includono leasing e prestiti agevolati per macchinari connessi e tecnologie per telemetria e monitoraggio, che costituiscono buona parte del mercato 4.0; ovviamente è determinante la combinazione con incentivi pubblici, come i bandi PNRR e fondi europei indispensabili per ridurre il costo del capitale e poter affrontare importanti piani di sviluppo. 

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EFA News - European Food Agency
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