Etichette vini. Ponti: "Passo indietro Irlanda lascia ben sperare"
Il presidente di Federvini non perde la speranza per un impatto "soft" dei dazi Usa
Federvini accoglie con favore il passo indietro dell'Irlanda sulle etichette enologiche, vedendo in questa mossa un segnale importante per un approccio armonizzato alla questione in Europa. Raggiunto telefonicamente da EFA News, il presidente di Federvini Giacomo Ponti ha ribadito che la scienza dimostra che non è il consumo di alcolici a danneggiare la salute ma soltanto il loro abuso.
Presidente Ponti, quanto deciso dal governo irlandese è un reale punto di svolta o ritiene ci sia ancora molto da fare?
Ribadisco quanto diciamo da tempo: questi "heatlh warning" non hanno nessuna aderenza alla realtà. Non è un bicchiere di vino a provocare il cancro ma, al limite, l'abuso costante. Non sono un medico, comunque è noto che i dati scientifici confermano che lo stile di vita mediterraneo (quindi il consumo consapevole e intelligente di bevande alcoliche) diffuso in particolare in Italia, Francia, Grecia, Spagna e Portogallo, favorisce un'aspettativa di vita più lunga. Gli stessi dati ci dicono che coloro che portano avanti questo stile mediterraneo, assumendo bevande alcoliche con consapevolezza e intelligenza hanno un'aspettativa di vita superiore non solo rispetto a coloro che abusano dell'alcol ma anche rispetto agli astemi totali: un dato che dovrebbe far riflettere. C'è però un altro dato molto significativo...
Quale?
E' evidente che nei Paesi nordici, dove pure sussiste una fiscalità molto pesante nei confronti delle delle bevande alcoliche, diminuiscono sì, i consumi, ma il livello di abuso dell'alcol rimane costante, anzi, in certi casi, addirittura aumenta. Tutto ciò ci conferma che il fenomeno si combatte con l'educazione, con l'informazione e con l'esempio. Su questi temi siamo quindi chiamati tutti a lavorare, perché non è con la repressione che ottieni un risultato utile. Detto ciò, è chiaro che il passo indietro fatto dall'Irlanda ci lascia ben sperare, anche nell'ambito di un'armonizzazione delle etichette e delle informazioni che si devono dare al consumatore nell'ambito delle bevande alcoliche nel quadro dell'Unione Europea.
L'altra sfida importante per il vostro comparto rimane quello dei dazi. Rispetto alla scorsa estate come si sta evolvendo lo scenario per voi?
A partire dallo scorso 7 agosto, il dazio con gli Usa è stato fissato al 15% e questo ci ha permesso di agire con più certezze. Allo stato attuale, l'obiettivo per tutte le aziende colpite è, ove possibile, quello di non aumentare i prezzi al consumo, affinché la domanda non diminuisca. Ci sono poi le trattative tra privati, quindi ci sono alcune aziende che sono riuscite a spalmare questo aumento lungo la catena del valore perché, per ogni euro fatturato in Europa o in Italia se ne sviluppano quattro e mezzo sul territorio statunitense. Lungo la catena commerciale, alcune aziende hanno aumentato i prezzi, quindi vedremo cosa succederà durante il 2026. Altre aziende si sono fatte carico dei dazi: una parte ha cercato di dividere il costo con altri attori della filiera, però è chiaro che, da una parte, c'è un mercato che dobbiamo difendere con tutte le nostre forze perché ha delle particolari caratteristiche che lo rendono unico. Quindi riscontriamo l'apprezzamento del fatturato e il fatto che comunque i prodotti italiani continuano comunque a crescere anche nei valori e non ci sono mercati sostitutivi perché non possiamo abdicare a questo importante mercato che sono gli Usa. Il 2026 sarà l'anno che ci rivelerà esattamente come agiscono i dazi. Al momento fare delle valutazioni è davvero prematuro, dal momento in cui ci sono state esportazioni un po' a singhiozzo perché nelle finestre di periodi in cui non c'erano i dazi si è costituito un "grande magazzino avanzato". I primi dati ci dicono che l'inflazione negli Stati Uniti è rimasta regolare. Sembra che i consumi tengano, però per poter fare le prime valutazioni sugli effetti degli aumenti dei listini, bisognerà aspettare almeno 3-4 mesi.
In conclusione, è possibile trarre un primo bilancio della vendemmia 2025? Si conferma la tendenza di una maggiore qualità e di una minore quantità?
Dal mio osservatorio, rilevo che i produttori sono tutti contenti della qualità, mentre sulla quantità ci sono luci e ombre. Bisognerà quindi attendere i dati consuntivi, che, di solito, arrivano ai primi di dicembre. Secondo me, è probabile possa esservi qualche ritracciamento verso il basso delle cifre stimate ai primi di settembre. Mancano, però, ancora dei dati definitivi, anche perché nessuna vendemmia inizia o si conclude lo stesso giorno, quindi staremo a vedere.
EFA News - European Food Agency