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CLARA MOSCHINI

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Istat, mercato del lavoro in aumento

Cresce l’occupazione con un tasso del 62,2% per 15-64enni e tasso disoccupazione al 6,6%/Allegato

Nel 2024 continua il trend di crescita dell’occupazione iniziato a partire dal 2021, successivamente al crollo del 2020 dovuto alla crisi pandemica. Lo dice l'Istat che ha presentato un Focus analisi sul mercato del lavoro realizzata attraverso l’integrazione tra le informazioni reddituali delle famiglie (annualità 2018-2022) e i dati sullo stato occupazionale degli individui (periodo 2018-2023).

Ebbene, il tasso di occupazione dei 15-64enni raggiunge il 62,2% (+0,7% in un anno), quello di disoccupazione scende al 6,6% (-1,2%) e quello di inattività (15-64 anni) si attesta al 33,4% (+0,1%). Nel 2023 il tasso di occupazione della popolazione di 15-64 anni aumenta rispetto al 2022 dal 60,1% al 61,5% (+1,4%), mentre si riduce in modo contenuto il tasso di disoccupazione (dal 8,2% al 7,8%, -0,4%) e diminuisce il tasso di inattività (dal 34,5% al 33,3%, -1,2%).

Il tasso di occupazione, tra il 2022 e il 2023, aumenta soprattutto per le famiglie più povere (+2,7% nel primo e +2,1% nel secondo e nel terzo quinto di reddito equivalente, caratterizzati strutturalmente da tassi di occupazione più bassi). Tale aumento si associa ad una contrazione relativamente più netta rispetto alla variazione media (-0,4%) del tasso di disoccupazione (-2,4% nel primo e -1% nel secondo quinto).

Il Mezzogiorno che è caratterizzato da un tasso di occupazione più basso (48,2% nel 2023), rispetto al 2022, aumenta come il Nord-est (+1,5%). L’aumento risulta invece particolarmente consistente nel quinto più povero nel Nord-est (+ 5,6%) e al Centro (+3,9 %). Nel Nord-ovest l’aumento relativamente maggiore riguarda la seconda classe di reddito (+ 2,9%) e nel Mezzogiorno quella centrale (+2,1%). 

In controtendenza la flessione del tasso di occupazione nel quinto più ricco del Centro (-0,5%).
Il tasso di occupazione dei giovani 25-34enni pari al 68,1% nel 2023, registra un aumento del 2% rispetto al 2022, e di ben il 5% nel quinto di reddito inferiore. L’aumento più elevato fra le classi di età considerate si riscontra fra i 55-64enni (+2,3%), in particolare nel secondo quinto (+3,5%).

La differenza di genere a favore degli uomini nei tassi di occupazione è più marcata nei quinti più poveri: nel secondo quinto gli uomini hanno un tasso di occupazione pari al 66,2%, maggiore di 27,5% rispetto alle donne (38,7%) a fronte di +7,7% nell’ultimo quinto rispettivamente l’83% per gli uomini e il 75,3% per le donne).

Il divario dei tassi di occupazione tra i più e i meno istruiti cresce all’aumentare del reddito: nel quinto più povero il tasso di occupazione è il 52,2% tra chi ha un titolo universitario (maggiore di 21% rispetto ai meno istruiti) mentre nel quinto più ricco il tasso è il 90% (maggiore di 32,9%). Il recupero del tasso di occupazione rispetto al 2022 cresce all’aumentare del livello di istruzione e raggiunge +1% per chi ha un diploma o un’istruzione universitaria. Fra questi ultimi l’aumento è relativamente maggiore nel secondo quinto (+3,9%).

La quota di dipendenti a tempo indeterminato cresce all’aumentare del reddito: nel 2023, nel primo quinto, è pari al 15,8% degli individui con 15-64 anni e progressivamente sale al 57,3% nel quinto più ricco (contro il 41,2% in media). I dipendenti a termine invece sono relativamente più presenti nel secondo e nel terzo quinto (circa il 10% a fronte di un valore medio del 7,9%): la discontinuità dei rapporti di lavoro tende infatti a comprimere i redditi familiari.

I lavoratori autonomi con dipendenti costituiscono il 6% degli individui nel quinto più ricco (a fronte del 3,6% in media) mentre, se privi di dipendenti, sono maggiormente presenti nei due quinti estremi (10,3% degli individui nel più povero e 11% in quello più ricco, a fronte dell’8,8% medio), una polarizzazione determinata dall’eterogeneità dei profili professionali degli autonomi senza dipendenti.

La quota dei dipendenti a tempo indeterminato è aumentata rispetto al 2022 dal 39,8% al 41,2% (+1,4%), con un picco di +2,4% nel quinto centrale (dal 42,4% al 44,8%), mentre è diminuita lievemente quella dei dipendenti a tempo determinato dal 8,1% al 7,9% (-0,2%), con l’eccezione del quinto più povero, interessato da un incremento dal 6,8 al 8,1 (+1,3%).

Nel 2023, più di un quarto degli occupati (26,7%) si posiziona nel gruppo di professioni e attività a basso reddito, e solo il 15,2% in quello ad alto reddito, mentre la maggior parte è concentrata nel gruppo di professioni e attività a reddito medio-alto (39,6%). 

Considerando solo i nuovi occupati, nel 2023 il 42,7% ha trovato un’occupazione nel gruppo delle professioni e attività a basso reddito, solo il 6,9% in quelle ad alto reddito e il 28,9% in quelle del gruppo a medio-alto reddito.

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