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Riso amaro: compromesso UE scontenta produttori italiani

Clausola protezionista scatterebbe a 387mila ton ma, secondo gli agrari, è una soglia troppo alta

La "guerra del riso" si arricchisce di un nuovo capitolo che, con estrema probabilità, non sarà certo l'ultimo. L'accordo raggiunto ieri sera dai negoziatori del trilogo Consiglio Europeo - Parlamento Europeo - Commissione Europea pone fine a due anni di limitazioni per le importazioni risicole, messe in atto per proteggere gli agricoltori europei.

Secondo l’intesa, i dazi ordinari saranno reintrodotti nel caso in cui le importazioni di riso supereranno del 45% la media degli ultimi dieci anni fissata a 387mila tonnellate, ovvero intorno alle 552mila tonnellate. Tale soglia potrà essere rivista un anno dopo l’entrata in vigore del regolamento, a seconda delle condizioni del mercato.

Le misure protezioniste - che riguardavano soprattutto le importazioni di riso da Cambogia e Myanmar - erano state caldeggiate in modo particolare da Italia e Spagna, i due principali produttori risicoli europei e sono state difese dagli europarlamentari del Ppe e dell'Ecr. Sostenitori del libero commercio sono invece i liberali e i socialisti, spalleggiati dalla presidenza di turno danese.

Tra le associazioni agrarie italiane serpeggia ora il malcontento. L'Ente Nazionale Risi (Enr) parla di '"epilogo amaro" del trilogo, che rappresenterebbe "un sonoro schiaffo in faccia ai produttori europei, in particolare quelli italiani". Le clausole di salvaguardia adottate, secondo Enr, espongono il settore a una "concorrenza sleale ed insostenibile" a discapito della "produzione interna, fiore all'occhiello del Made in Italy, dell’Europa e dell'agricoltura di qualità".

"Il meccanismo di salvaguardia concordato", rimarca Enr, "prevede uno scatto solo al superamento di 387mila tonnellate di importazioni (una cifra calcolata sulla media decennale con un generoso surge del 45%) e con un Trq l’anno successivo, rendendo lo strumento praticamente attivabile a danni già avvenuti".

Una soglia "talmente alta", dunque, "da rendere lo strumento di salvaguardia quasi impossibile da attivare, consentendo alle importazioni a dazio zero di inondare il nostro mercato prima che si possa correre ai ripari. Si difendono Paesi Terzi, spesso meno attenti ai nostri standard ambientali e sanitari, senza preoccuparsi delle migliaia di posti di lavoro nella filiera risicola nazionale".

Sulla stessa lunghezza d'onda, Cia - Agricoltori Italiani, secondo la quale "l'accordo raggiunto a Bruxelles è inaccettabile e metterebbe in ginocchio il comparto italiano del riso".

Si allinea alle obiezioni anche Coldiretti, secondo cui, oltretutto la Commissione Europea "sembra non tener conto che del fatto che molto di questo riso viene coltivato anche con lo sfruttamento del lavoro minorile, oltre che con l’utilizzo di pesticidi, come il triciclazolo, vietati in Europa da anni, finendo per sacrificare il riso italiano sull’altare di altri interessi".

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EFA News - European Food Agency
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