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Cucina italiana: opportunità Unesco ma anche nubi all'orizzonte

Le tradizioni rimangono particolarmente apprezzate ma poco praticate dalle nuove generazioni

Domani sera, mercoledì 10 dicembre, a Nuova Delhi si terrà la riunione del comitato intergovernativo dell'Unesco che deciderà l'esito della candidatura della cucina italiana come patrimonio immateriale dell'umanità. Tutte le premesse sono favorevoli e l'auspicabile “buon esito” arriva in un momento cruciale per “alimentare” la diffusione della cultura della nostra cucina. I dati più recenti, infatti, mostrano che le pratiche domestiche che per decenni costituiti hanno l'ossatura culturale del nostro Paese stanno cambiando rapidamente. Ad affermarlo è Roberta Garibaldi, componente del Comitato scientifico – presieduto da Massimo Montanari e promosso da La Cucina Italiana e dal suo direttore Maddalena Fossati con Fondazione Casa Artusi e Accademia Italiana della Cucina – che ha preparato il dossier per la candidatura a patrimonio Unesco.  

“Nonostante oltre metà degli italiani dichiari di cucinare spesso ricette tipiche del territorio o della famiglia, la frequenza con cui vengono preparati piatti tradizionali si sta riducendo in modo significativo ”, evidenzia Garibaldi, presidente di Aite-Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e autrice da nove anni del Rapporto sul turismo enogastronomico. “È quindi urgente rafforzare l'educazione alimentare e la trasmissione culturale alle nuove generazioni, perché i dati evidenziati nel rapporto 'La Cucina Italiana: evoluzione degli acquisti, cambiamento dei consumi e nuovi modelli di socialità' mettono in luce trasformazioni profonde e accelerate, che richiedono una riflessione sistemica sulle modalità con cui il patrimonio culinario viene trasmesso e praticato". I risultati dell'indagine evidenziano infatti un indebolimento delle abitudini culinarie tradizionali.  

- Le pratiche simbolo della cultura culinaria italiana – come pane fatto in casa, pasta fresca e pasta ripiena – sono oggi coltivate settimanalmente solo dal 6–8% del campione.

- Solo il 33% prepara almeno una volta alla settimana zuppe, minestre o piatti di legumi, un tempo ricette quotidiane preparate in quasi tutte le case italiane.

- Il 30% cucina regolarmente un risotto, mentre 7 italiani su 10 non lo fanno più con cadenza settimanale  Il 17–18% prepara almeno una volta alla settimana dolci o piatti elaborati di carne, attività che un tempo scandivano i ritmi delle famiglie e delle comunità.

Intanto, si avvicinano le festività e si torna maggiormente a cucinare, con pratiche culinarie legate all'identità e alla tradizione che rimangono sostanzialmente stabili nel tempo: resta centrale per il 56% degli intervistati la preparazione di ricette tipiche del luogo, accanto alla realizzazione di ricette tramandate dalla famiglia (56%) e di piatti tipici per gli ospiti (49%).

In questo scenario, aumenta la propensione a soluzioni rapide, come i piatti pronti o il food delivery . E l'analisi per età rivela tendenze precise:

- I giovani in età compresa tra 18 e 24 anni cucinano meno spesso piatti complessi o che richiedono preparazioni manuali.

- Sempre i giovani 18-24 anni sono tra i più orientati ai piccoli negozi e ai mercati locali (41–45%), ma mostrano una minore continuità nella cucina domestica.

- Il gruppo dei 25–44 anni è quello che ricorre più frequentemente al delivery (fino al 24% per i piatti pronti), segnale di stili di vita riservati da tempi ridotti e aree per servizi convenienza.

Gli over 65 mantengono invece i livelli più alti della cucina domestica tradizionale; inoltre il 49% frequenta mercati di produttori e il 42% piccoli negozi    Accanto alle differenze generazionali, emergono nette differenze geografiche.  Nel Sud e nelle Isole la prossimità resta centrale: 50% acquista nei mercati contadini (media 37% ) e 48% nelle botteghe tradizionali (media 34%), con il valore più alto anche per il commercio equo (32%). Nord Ovest e Nord Est mostrano invece una minore prossimità e una maggiore propensione alla consegna (fino al 17% per spesa e piatti pronti). Il Centro si colloca su livelli intermedi. Nel complesso emerge un Mezzogiorno radicato nei canali tradizionali e un Nord più orientato a soluzioni digitali. 

Il quadro indica una progressiva diaspora culturale: la cucina italiana rimane amata, ma è meno praticata, soprattutto nelle generazioni più giovani, dove si afferma un nuovo paradigma alimentare alternato tra prodotti pronti, delivery e preparazioni domestiche semplificate.

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EFA News - European Food Agency
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