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Allarme acqua, il "prossimo petrolio" è in pericolo

Una ricerca di Rbc attesta che il fabbisogno maggiore globale è per l'agricoltura e l'allevamento

La riduzione delle riserve d’acqua sta emergendo come la prossima questione ambientale oggetto di ampie discussioni. Lo sostiene Rbc global asset, la divisione di asset management di Royal Bank of Canada con 486 miliardi di dollari di asset in gestione. Veronique Erb, portfolio manager della società che offre servizi di gestione di investimenti nelle aree Emea e Apac, sostiene che sul futuro dell’acqua e sul suo impatto sulle economie mondiali si giocherà il futuro del globo, sempre più preoccupato che le grandi imprese industriali, che utilizzano fino al 30% dell’acqua dolce del pianeta, debbano essere più attente ai loro consumi. Non è un caso, dunque, che in termini di valore come risorsa globale, l’acqua sia stata descritta come “il prossimo petrolio”.

Per quanto riguarda le problematiche legate all'acqua, parliamo in sostanza dello stress idrico, il fenomeno secondo cui in un paese o in una regione le riserve idriche annuali scendono al di sotto dei 1.700 metri cubi per persona all’anno: a livelli compresi tra 1.700 e 1.000 metri cubi per persona all’anno, si possono prevedere restrizioni idriche periodiche o limitate. I paesi che si trovano ad affrontare uno stress idrico estremamente elevato utilizzano fino all’80% delle riserve idriche superficiali e sotterranee disponibili in un anno medio. Secondo il World Resources Institute, anche piccoli shock di siccità, destinati ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici, possono avere effetti gravi. 

Ma quali sono le industrie più afflitte da problemi idrici? Ebbene, sono tre i settori più colpiti dal fenomeno, e il principale è l'agricoltura e l'allevamento: gli altri due sono le attività estrattive e i semiconduttori. 

Secondo le stime l’Europa e gli Stati Uniti utilizzano circa il 45% di tutti i prelievi d’acqua per l’agricoltura, ma in Cina sono oltre il 70%, in Africa oltre l’80% e in India e Asia meridionale oltre il 90%. Si prevede che queste cifre diminuiranno man mano che i paesi adotteranno tecniche di irrigazione a risparmio idrico. È chiaro che l’agricoltura dovrà investire molto di più in progetti di risparmio idrico a causa dell’aumento della domanda di acqua.

Sul banco degli imputati anche le attività estrattive: l’acqua è fondamentale per la produzione di rame ma il 78% del rame prodotto dalle 20 maggiori miniere del mondo si trova attualmente in regioni con problemi idrici. Colpevole anche il settore dei semiconduttori, con Taiwan, uno dei centri nevralgici del mondo per il settore, balzata agli onori della cronaca mondiale per la grave carenza d’acqua dovuta alla siccità, la peggiore degli ultimi decenni. 

Il Paese ha esaurito gran parte delle riserve idriche dell’isola, mettendo a rischio la produzione di semiconduttori: questo, dicono gli esperti di Rbc, dimostra che l’industria tecnologica globale non è immune agli effetti del cambiamento climatico. Un tipico impianto di produzione di semiconduttori utilizza 15 milioni di litri di acqua ultrapura al giorno: per capirci, una persona media consuma circa 400 litri di acqua al giorno.

Anche l’industria della moda è considerata uno dei più gravi inquinatori d’acqua al mondo: le sostanze chimiche tossiche e i crescenti livelli di rifiuti tessili sono tutti danni provocati dall’industria. La tintura dei tessuti è la seconda causa di inquinamento delle acque, per esempio. 

"Riteniamo che una migliore determinazione dei prezzi delle tariffe idriche incoraggerebbe un maggior numero di aziende e di persone a ridurre gli sprechi -sottolinea la ricerca di Rbc-. Una volta che le aziende avranno condotto un audit sull’acqua, saranno in grado di investire in tecnologie che migliorano l’irrigazione, il riciclaggio, la conservazione e la desalinizzazione. Saranno anche pronte a investire nella ricerca e nello sviluppo di impianti di trattamento delle acque reflue e delle acque di scarico". 

Le famiglie e le industrie di molti paesi Ocse pagano sempre più spesso un importo che riflette il costo reale dell’acqua che consumano: tre nuovi studi dell’Ocse affermano che il giusto prezzo dell’acqua incoraggerà le persone a sprecare meno, a inquinare meno e a investire di più nelle infrastrutture idriche.

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EFA News - European Food Agency
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