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Anche la Svizzera contro il meat sounding

Un tribunale ha condannato un'azienda di Zurigo a rinominare i prodotti

La Svizzera si accoda alla già nutrita schiera di quanti combattono la battaglia del cosiddetto "meat sounding", l'abitudine invalsa un po' dovunque, per il momento, di definire con nomi che richiamano la carne i prodotti dove la carne non è presente, essendo confezioni che contengono solo ingredienti vegetali. Un trend malvisto da molte altre parti, dato che può trarre in inganno i consumatori. 

Tra i paesi che si sono già schierati contro c'è in Italia la legge sul “meat sounding” voluta da Lega e Fratelli d’Italia: una crociata partita nel 2023 (leggi notizia EFA News) a più riprese (leggi notizia EFA News). Dalla parte del no anche la Francia, dove un decreto ha vietato di chiamare “salsiccia” o “bistecca” i prodotti a base vegetale (leggi notizia EFA News): e anche se il decreto è stato annullato dal Consiglio di Stato francese (leggi notizia EFA News), resta il fatto che i legislatori transalpini, come gli italiani, mostrano la volontà di combattere il meat sounding. 

Ora è il turno della Svizzera, dove la Corte Federale si è espressa contro un'azienda di Zurigo, la Planted Foods, produttrice di alimenti plant-based: la sentenza, che ribalta una precedente decisione del Tribunale Amministrativo di Zurigo, conferma il parere negativo espresso dal governo federale elvetico contro l’azienda che sarà obbligata a rinominare molti suoi prodotti.

A suscitare perplessità sono stati alcuni prodotti che associavano termini “vegetali” a nomi di animali come “maiale vegano” o “pollo plant-based”, tutti termini ora banditi. Secondo la legge resta possibile utilizzare nomi che fanno riferimento alle preparazioni che vengono ritenuti accettabili: parliamo di termini come “bistecca”, “salsiccia” o “macinato” che possono essere accomunati alla preparazione vegetale in etichette come “salsiccia di soya”, “affettato di cereali” o “bistecca di lenticchie”. 

Anche in questo caso, il ragionamento dei giudici si basa sul fatto che il "meat sounding" ingenera confusione tra i consumatori: un prodotto che non contiene pollo o manzo non deve includere riferimenti a quegli animali nel nome commerciale, mentre il riferimento alla ricetta o alla sua preparazione possono andare bene.

Uno dei giudici che hanno redatto la sentenza in Svizzera, ha sottolineato come le etichette contestate abbiano anche un'evidente funzione di marketing: non siano, cioè, studiate solo per utenti vegetariani o vegani ma anche per onnivori o semplici curiosi. Di fatto, sottolinea la sentenza, etichette di questo tipo propongono un’equivalenza con la carne vera che può essere considerata ingannevole.

Fc - 50275

EFA News - European Food Agency
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