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Illycaffè non andrà in borsa

Lo ha detto l'ad Scocchia al Meeting di Rimini: "non ci sono le condizioni"

"Mi quoto, non mi quoto"... Nuova puntata della "telenovela" Illy che si trascina da anni sulla possibile quotazione, le cui puntate sono state animate con dichiarazioni ripetute da membri della famiglia o dai manager pro-tempore, ultima l'attuale ad Cristina Scocchia.

La quale ora dice niente quotazione in borsa nel 2026 per Illycaffè. Lo ha detto al Meeting di Rimini. La decisione di rinunciare lo sbarco sul listino milanese di Piazza Affari affonda le radici, prima di tutto, nei dazi americani che, sottolinea l'ad, incideranno sulla marginalità. "Assorbire il 15% di tariffa doganale non sarà semplice: comporterà una compressione significativa dei margini", spiega Scocchia

Svanisce così, almeno per ora, l'intenzione di approdare in Piazza Affari, manifestata da oltre quasi 4 anni, più o meno a partire dal novembre 2021, giusto quando venne chiamata a timonare la barca verso Piazza Affari il nuovo ad Scocchia (leggi notizia EFA News). Intenzione ribadita a maggio 2022 quando proprio l'ad manifestò l'idea di quotarsi "facendo facendo piccoli passi decisi e nell'arco del piano 2022-2026" (leggi notizia EFA News), e confermata pochi mesi dopo, a ottobre 2022 (leggi notizia EFA News). 

Sia chiaro: esclusa nel 2026, la quotazione, conferma Scocchia, "rimane un obiettivo. Però bisogna capire quando sarà possibile e questo dipende più da circostanze esogene". Oggi la rotta verso la borsa si arena nelle sabbie dei problemi macroeconomici: i dazi, dicevamo, ma anche l’aumento esponenziale della materia prima. La prospettiva di una quotazione, secondo l’ad "non è più realistica, perché sono cambiate le condizioni di contesto". 

"Per quotarsi -spiega Scocchia- ci vogliono due condizioni: l’azienda deve essere pronta, quindi ci vuole un track record di risultati che noi abbiamo avuto negli ultimi tre anni e speriamo di confermare anche in questo 2025, ma ci vuole anche un contesto macroeconomico e geopolitico favorevole. Quello certamente non c’è e, visto che ci si quota una volta sola nella vita, bisogna avere entrambe le condizioni, altrimenti è masochismo".

Come ha detto la manager in questo momento valgono poco i numeri, che per Illycaffè restano di tutto rispetto: il primo semestre 2025 si è chiuso co ricavi a 319 milioni di euro, registrando un incremento dell’11%, l’ebitda si è attestato a 48 milioni di euro, in aumento del 4% rispetto a un anno prima, l’utile netto è risultato pari a 15 milioni di euro, in aumento del 9% rispetto al primo semestre 2024 (leggi notizia EFA News).

Sulla decisione, come dicevamo, pesano, in primis i dazi statunitensi ma anche la crescita esponenziale del costo della materia prima. "I dazi del 50% imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni brasiliane -dice Scocchia- stanno riducendo l’offerta di caffè sul mercato americano, dove circa un terzo del caffè non tostato proviene dal Brasile. A questo si aggiungono condizioni climatiche sfavorevoli nei Paesi d’origine della materia prima".

Un fronte macroeconomico talmente complicato che, a risentirne, sarà anche il prezzo della tazzina al bar. Come ha ribadito anche ieri l'ad Illycaffè ancora al Meeting di Rimini (leggi notizia EFA News), un caffè al bar "oggi costa 1,22 euro con una grande varietà tra città. Purtroppo, i prezzi sono aumentati di circa il 20% negli ultimi 4 anni e la stima è che crescano anche nei prossimi 12-18 mesi"

Fc - 53117

EFA News - European Food Agency
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