Rapporto Coop 2025: alimentazione torna nella sfera domestica
Nel I° semestre, la spesa per la ristorazione cala, 1 italiano su 3 vi rinuncerà nei prossimi mesi

Presentata l’anteprima del “Rapporto Coop 2025-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”.
Il mondo di oggi (e il nostro quotidiano) non è mai stato così turbolento e pericoloso; aumentano le guerre e la spesa militare (2,7 trilioni di dollari nel 2024, il 17% in più rispetto al 2022), si chiudono le frontiere e cambiano i rapporti di forza tra le potenze. Anche l'Italia sembra aver esaurito l’abbrivio della crescita record del periodo post pandemico, con un andamento del Pil molto meno entusiasmante; le stime dei previsori macroeconomici individuano per il biennio 2025-2026 una crescita su base annua del Pil di mezzo punto percentuale, mentre le previsioni degli opinion leaders intervistati sono anche più pessimistiche (+0,1% nel 2026). A fronte di un’occupazione in crescita (sono 840.000 i nuovi occupati), fa difetto all’Italia la produttività per ora lavorata che è prevista in decrescita fino al -1,4%, in maniera opposta rispetto al resto dell’Europa. E proprio questa mancata crescita non fa ripartire l’ascensore sociale fermo da anni, mentre rimane ingessata la situazione dei redditi delle famiglie in un Paese dove oggi il 10% della popolazione detiene il 58% della ricchezza (peggio di noi solo i tedeschi).
La preoccupazione è il nuovo mood degli italiani. Abbandonata l’imperturbabile serenità e la fiducia caparbia degli ultimi anni, gli italiani vedono ora allungarsi un’ombra sul loro domani: rispetto al 2022 cresce il timore (dal 20% al 39%), prendono quota l’inquietudine (dal 24% al 37%) e l’allerta (dal 16% al 25%). Una buona metà dei nostri connazionali ha iniziato a accettare la possibilità di un conflitto armato e non stupisce che ritornino tra gli obiettivi prioritari da perseguire per il 64% del campione istanze di pace e diritti civili, quelle relative ad una maggiore attenzione e cura delle persone attraverso il contrasto alla fame e alla povertà e alle differenze e violenze di genere (lo chiede il 55%) e la garanzia per tutti di un lavoro dignitoso e della riduzione delle disuguaglianze economiche (62%).
Spazzati via l’ostentazione e il possesso, gli italiani sono al tempo stesso idealisti e pragmatici. Se è vero, infatti, che nel 2024 la spesa complessiva delle famiglie italiane è cresciuta del +0,5% rispetto a cinque anni fa, oltre la metà è assorbita dalle spese obbligate (abitazione, utenze domestiche, trasporti e cibo) e il risparmio persiste come driver primario di acquisto per il 42% degli italiani. Ad essere messa in discussione è l’essenza stessa della società dei consumi. Al posto del piacere del possesso, l’Italia di oggi scopre il vero valore nelle esperienze di vita, acquista solo le cose indispensabili, ama il second hand e ripara gli oggetti piuttosto che sostituirli. E anche quando torna a spendere in acquisti tecnologici (16,5 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi, +1,2% su base annua) lo fa privilegiando l’utilità alla gratificazione e meno elettronica di consumo (gli acquisti annui di smartphone si riducono di 2 milioni di unità rispetto al 2022).
In un momento di convulsi cambiamenti, muta ancora (ma resta privilegiato) il rapporto degli italiani con il cibo. I consumi (e le preparazioni) alimentari tornano innanzitutto nella sfera domestica. Nei primi 6 mesi del 2025 la spesa per la ristorazione fuori casa cala di un -2,2% rispetto al 2024 e un italiano su 3 vi rinuncerà ulteriormente nei mesi a venire. Contestualmente si registra una ripresa importante nei carrelli della spesa, con le vendite nella grande distribuzione che, nei primi sei mesi del 2025, fanno registrare una crescita su base annua, rispettivamente, del +3,8% a valore e del +2% a volume. A fare da traino frutta e verdura e altri comparti del fresco. Mentre negli ultimi 12 mesi i sostituti vegetali delle proteine animali sono cresciuti 10 volte di più delle carni.
Perfetto controaltare di questi comportamenti è il fatto che il cibo ha acquisito nella percezione corrente e maggioritaria una funzione di alleato della salute; la longevità si conquista a tavola, ma non si disdegna nemmeno l’utilizzo di farmaci ad hoc. Ogni grammo conta e il controllo peso che quasi 1 italiano su 4 fa almeno una volta a settimana può spiegare il vero e proprio boom di vendite delle bilance sia per la persona che per gli alimenti.
Seppure l’inflazione alimentare sia meno alta nel nostro Paese che nel resto d’Europa (nei primi sette mesi del 2025 la crescita è stata del +3,1%su base annua e del +29,1% rispetto al 2019 a fronte di una media Ue rispettivamente del +3,3% e del +38,5%) le persistenti difficoltà reddituali degli italiani fanno sì che resti alta anche a tavola la ricerca del risparmio e di soluzioni di maggiore convenienza. Questa ricerca sembra rivolgersi però in minor misura all’utilizzo del discount che nel primo semestre registra una crescita a volume del +1,8%, ma piuttosto agli scaffati dei supermercati che mettono a segno un +2,7% dove gli italiani prediligono i prodotti in promozione e quelli a marchio del distributore.
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EFA News - European Food Agency