Libri. Cucina italiana: ecco perché è universale
Il saggio di Montanari e Petrillo fa luce sulle caratteristiche di inclusività della nostra tradizione
Lunedì 22 dicembre, Cirfood District ha ospitato Massimo Montanari, storico dell’alimentazione e presidente del comitato scientifico promotore della candidatura della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale Unesco, per la presentazione del suo ultimo libro “Tutti a tavola. Perché la cucina italiana è un patrimonio dell’umanità” (Laterza, 2025, pp. 116), realizzato a quattro mani con Pier Luigi Petrillo.
Docente di Storia dell'alimentazione nel Master "Storia e cultura dell'alimentazione all’Università di Bologna, Montanari, in un dialogo con Michele Fino - professore associato di Fondamenti del Diritto Europeo nell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo - ha approfondito il valore identitario della cucina italiana, le dinamiche di ibridazione culturale e l’importanza della normalità delle pratiche quotidiane nella definizione del patrimonio gastronomico nazionale.
Una riflessione che ha messo in discussione l’idea di una cucina monolitica o codificata, restituendo invece l’immagine di una tradizione fondata sulla diversità, sull’inclusione e sul dialogo tra culture. L’evento si inserisce nel percorso di attenzione e approfondimento culturale per cui il Cirfood District è nato, ovvero accogliere incontri culturali e presentazioni editoriali, offrendo spazi e contesti di dialogo dedicati al food e alla cultura alimentare.
Il volume di Montanari e Petrillo definisce la peculiarità della cucina italiana come la risultante di una pluralità di tradizioni e di esperienze agroalimentari locali. E' forse anche per questo, argomentano gli autori che la cucina italiana - più di ogni altra gastronomia nazionale - ha una valenza globale e internazionale.
Gli autori mostrano come vi siano ingredienti e ricette che la cucina italiana ha assorbito da altre culture mentre, viceversa, vi sono specialità che sono state mutuate da tradizioni di altri Paesi. Il senso della candidatura Unesco (dopo la pubblicazione del volume, il riconoscimento è stato sancito in modo ufficiale), secondo Montanari e Petrillo, profondamente incorporata nella cultura e nel sentire quotidiano, non solo nelle sue espressioni più alte ma anche e soprattutto nella ‘normalità’ delle pratiche comuni.
Ecco perché gli italiani hanno grande confidenza con la cucina e, come spesso (e giustamente) si dice, parlano sempre di cibo, mettendo tutto in discussione. Non è un caso che la cucina italiana si possa definire soprattutto per ciò che non è: non monolitica, non codificata, ma fondata su principi di libertà e di inclusione. L’opposto dello sciovinismo, del sovranismo o del fondamentalismo gastronomico. Proprio per questo è da considerare un patrimonio universale.
EFA News - European Food Agency