Mercosur/3: critica Filiera Italia
“Un patto commerciale squilibrato che concede importazioni a dazi ridottissimi di enormi quantità di prodotti agroalimentari"

“Inaccettabili i toni soddisfatti che la Commissione europea sta usando per salutare la conclusione dell’accordo bilaterale Ue/Mercosur”, dice Luigi Scordamaglia numero uno di Filiera Italia.
“Un patto commerciale assolutamente squilibrato che concede importazioni a dazi ridottissimi di enormi quantità di prodotti agroalimentari a fronte di concessioni minime per i prodotti europei”. Fissato a 99.000 tonnellate di carne bovina, infatti, il quantitativo esportabile dai paesi del Mercosur a dazi ridotti, 180.000 tonnellate per il pollame e 60.000 tonnellate per il riso. Di contro sono previste solo 30.000 tonnellate di prodotti caseari per tutta Europa e una tutela tutta da capire di 357 denominazioni di origine da attuare in 9 anni. “Senza nessun impegno a rimuovere le barriere non tariffarie che oggi ne impediscono di fatto l’accesso”, sottolineano da Filiera Italia.
“Un accordo chiuso da una commissione uscente che mette il punto a una discussione durata 20 anni con una decisione “estiva” - dice Scordamaglia - che legittima un doppio standard: accettare grandi quantità di prodotti stranieri che tra l’altro non rispondono in termini ambientali e sociali - su cui vengono previsti generici e poco vincolanti impegni - né di sicurezza, agli standard sempre più rigidi (e costosi) imposti ai produttori dell’Ue”.
“L’ipocrisia di Junker e Maelstrom, poi, raggiunge l’apice quando si inneggia ad accordo a favore del clima - rincarano da Filiera Italia - Solo sulla carne bovina il Brasile è campione di deforestazione e assenza di tecnologia per minimizzare emissioni gas serra, segmento in cui invece l’Italia è leader”.
E prosegue il numero uno di Filiera Italia “Un’intesa siglata, tra l’altro, nel peggiore dei momenti: in un mercato comunitario reso instabile dalla Brexit, con una totale situazione di incertezza del prossimo bilancio e quindi della prossima Pac”. “Importante ora - conclude Scordamaglia - che l’Italia si pronunci chiaramente contro la sua conclusione e soprattutto su una sua implementazione rigida e con garanzie precise, unendo la sua voce a Francia, Irlanda, Polonia ed altri Paesi europei che vedono chiaramente il rischio di un accordo che presenterà un conto salato al settore agroalimentare ed ancora di più ai consumatori dell’Ue”.
EFA News - European Food Agency