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Lav contro il meat sounding della carne plant based

Secondo l'organizzazione, il nuovo regolamento Ue sui termini da usare in fatto di carne sarebbe "solo un attacco ai cibi vegetali"

Pochi giorni fa la Commissione Europea ha presentato una proposta di Regolamento per vietare l’uso di termini come “bistecca”, “bacon” o “salsiccia” sui prodotti vegetali (leggi notizia EFA News). Una misura che, secondo Lav, Lega antivivisezione, "non tutela i consumatori ma cerca di ostacolare la crescita del settore plant-based e proteggere gli interessi della zootecnia industriale". La carne vegetale, lo ricordiamo, detta anche plant-based meat, è un’alternativa alla carne tradizionale, realizzata esclusivamente con ingredienti di origine vegetale.

“Siamo di fronte ad un nuovo attacco alla transizione alimentare per non parlare della libertà di impresa -spiega Domiziana Illengo, del settore Alimentazione vegana di Lav-. Una proposta regressiva, in pieno favore alla lobby della carne, che va respinta con fermezza dal Parlamento Europeo”.

Il tentativo, dice la Lav, ricorda il “veggie burger ban” del 2020, Regolamento già bocciato dal Parlamento Europeo, e il divieto francese di usare termini meat-sounding, annullato a livello nazionale e ritenuto ingiustificato dalla Corte di Giustizia Europea (leggi notizia EFA News). Quest’ultima aveva già chiarito che la normativa vigente è sufficiente a garantire chiarezza ai consumatori, senza bisogno di nuovi divieti.

"La proposta UE -sottolinea la Lav- sembra ispirarsi alla Legge italiana 172/2023, voluta dal ministro Francesco Lollobrigida per vietare la carne coltivata e le denominazioni 'carnee' sui prodotti vegetali. Una legge rimasta inapplicata perché antagonista al diritto europeo e per la quale Lollobrigida non ha mai pubblicato i decreti attuativi, dimostrando così solo la sua intenzione di promuovere un gesto simbolico e pure maldestro, che ora sembra trovare sponda invece proprio a Bruxelles".

“Eppure -aggiunge la Lav- nonostante i precedenti e le dichiarazioni pubbliche a favore di una alimentazione più sostenibile, la Commissione torna ora a proporre una censura lessicale che serve solo a chi vuole tentare di rallentare il cambiamento”.

La proposta fa eco a una lettera inviata a giugno da alcune associazioni zootecniche ai Commissari europei Hansen e Várhelyi, rispettivamente responsabili cibo e agricoltura e salute e benessere animale, in cui si lamenta che i nomi vegetali “carnei” causerebbero confusione e concorrenza sleale. 

"Ma i dati dicono altro -aggiunge la nota della Lav-. Secondo uno studio condotto dall'Organizzazione europea dei consumatori, l’80% dei cittadini UE ritiene legittimo l’uso di termini “meat-sounding” per prodotti vegetali e solo il 9% afferma di confondere prodotti vegetali con quelli animali. Il mercato europeo delle alternative vegetali ha raggiunto 3,3 miliardi di dollari nel 2024 per le “carni” plant-based, e quasi 10 miliardi se si includono i sostituti dei latticini".

“I consumatori non sono ingenui. Chi compra una ‘bistecca di tofu’ sa benissimo che non sta acquistando carne animale -ribadisce Illengo-. Semplicemente, le alternative vegetali piacciono sempre di più. Ed è questo che spaventa certi settori”.

Aggiungono dalla Lav: "la contraddizione è evidente. Lo stesso giorno in cui ha pubblicato il provvedimento contro il meat-sounding, la Commissione ha presentato le proposte per il prossimo bilancio UE e per la nuova Pac, parlando di benessere animale, estensivizzazione e transizione sostenibile".

“Sarebbe cruciale, così da rendere il sistema alimentare effettivamente resiliente e maggiormente sostenibile, che i fondi, in particolar modo della Pac, venissero allocati coerentemente con le tiepide dichiarazioni fatte -conclude Lav-. Fermarsi a una paventata riduzione degli allevamenti intensivi non è sufficiente, ma è urgente ristrutturare l’industria agroalimentare al fine di renderla davvero sostenibile e maggiormente rispettosa dei diritti animali, supportando la transizione a produzioni vegetali, che sostituiscano progressivamente quelle animali”.

"Bloccare l’uso di parole come ‘hamburger’ su prodotti vegetali non fa parte di una strategia alimentare responsabile. È solo un favore politico a supporto di un'industria malsana e violenta che giustamente sta perdendo terreno e il Parlamento Europeo ha il dovere di rigettare questa proposta senza ambiguità". 
 
 

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EFA News - European Food Agency
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