Zootecnia e nuova Pac 2023-2027, tra criticità e opportunità
Intervista con Paolo Sani, General Manager Msd Animal Health

Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha presentato a Bruxelles il piano strategico nazionale (Psn) per l'attuazione Pac 2023-2027 che mette in campo una strategia unitaria del nostro Paese su pagamenti diretti, organizzazioni comuni di mercato, sviluppo rurale, Pnrr e che ha messo al centro la zootecnia. Di questo si è discusso alla tavola rotonda “La nuova Pac 2023-2027 – scenari futuri per il settore zootecnico”, organizzata da Assocarni e Coldiretti con il contributo non condizionato di Msd Animal Health. (vedi articolo EFA News del 17-2-22).
Grazie alla partecipazione dei principali attori del settore, e di alcuni esponenti delle istituzioni, si è aperto un importante tavolo di discussione sui diversi obiettivi strategici della nuova Pac, la sua declinazione nel piano strategico nazionale per la Pac e le relative ricadute su tutta la filiera, tra cui aumentare la competitività, riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare, agire per contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l’ambiente, salvaguardare il paesaggio e la biodiversità, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute.
Le nuove politiche agricole derivano da un’attenzione pubblica, sempre maggiore, a temi quali One Health, che vede l’ambiente, il benessere degli animali e quello umano come strettamente correlati. La strategia europea Farm To Fork si è posta obiettivi precisi su temi delicati come la gestione degli agrofarmaci, degli antibiotici e delle emissioni di gas climalteranti. È quindi inevitabile che questa ambizione influenzerà la politica agricola comune, e di conseguenza, condizionerà il settore zootecnico.
EFA News ha intervistato sul tema Paolo Sani, General Manager di Msd Animal Health.
L'azienda è impegnata a livello mondiale a preservare e a migliorare la salute e il benessere degli animali attraverso la scienza. Offre ai veterinari, agli allevatori e ai proprietari di animali d’affezione la più ampia gamma di farmaci per uso veterinario, vaccini e soluzioni per la gestione della buona salute. L’azienda investe considerevolmente in un’ampia e dinamica R&D e in una moderna supply chain. Msd Animal Health ha il quartier generale negli Usa e le vendite globali, relative all’Animal Health, hanno raggiunto i 5,56 miliardi di dollari nel 2021. A oggi l'azienda è leader nel settore dei vaccini e in tutti i segmenti, fatta eccezione per gli animali da compagnia, la società ha nel tempo sviluppato farmaci per la salute animale grazie all’utilizzo di molecole specifiche.
In Italia, Msd Animal Health è presente a Milano con una filiale che conta 50 dipendenti, sul territorio con una forza vendita composta da 71 professionisti e ad Aprilia con un sito produttivo che annovera 92 dipendenti. Il suo investimento annuale è del 17% del fatturato in R&D. Da segnalare che nel solo anno passato sono state vendute in totale circa 630 milioni di dosi di vaccini, con un incremento del 20% circa rispetto al 2015.
Nel tema del benessere animale è compreso lo sforzo per la riduzione di farmaci e degli antibiotici: che ruolo giocano i produttori e Msd in particolare?
"Ogni azienda ha le sue strategie e i suoi obiettivi. Msd già da diversi anni ha focalizzato gli investimenti in ricerca, sullo sviluppo di prodotti per la prevenzione delle malattie. Negli ultimi sette/otto anni abbiamo investito il 25% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo per la creazione di nuovi vaccini. Sul mercato italiano, più dell'80% del fatturato di Msd è dedicato alla prevenzione. Se andiamo a confrontare questi numeri con quelli di dieci anni fa, vedremo che erano metà terapie e metà prevenzione. Questo perché sono state fatte delle scelte strategiche basate sull'andare a lavorare prima sulla prevenzione e poi sul monitoraggio degli animali. Ad esempio sono stati abbandonati studi sugli sviluppi di prodotti antibiotici. Quello che facciamo in pratica è cercare di portare al mercato prodotti per la prevenzione, sostanzialmente vaccini. Cerchiamo, inoltre di diffondere il concetto dell'uso consapevole degli antibiotici. Per cui l'antibiotico è un prodotto da terapia singola, non da terapie di massa. Noi abbiamo dimostrato di essere contro il concetto di terapia di massa già sette anni fa, praticamente dismettendo una linea di prodotti di antibiotici composti da svariate molecole che venivano utilizzati nell'acqua da bere e nel mangime, per le terapie di massa dei suini e dei polli. Per cui noi crediamo che anche l'antibiotico sia uno strumento essenziale per il benessere animale, perché quando un animale sta male bisogna curarlo e quindi è parte, anche se in maniera ridotta del nostro portafoglio. Abbiamo creato anche dei training per i veterinari dei vari settori quali avicolo, suino e ruminanti, per diffondere questo uso consapevole dell'antibiotico".
Quant’è importante la collaborazione tra tutti i protagonisti della filiera e cos’è One Health nel concreto?
"Il nostro mondo agro-zootecnico è cambiato molto rapidamente negli ultimi cinque/sette anni. Ogni azienda ha definito quali dovevano essere le sue priorità ed i suoi obiettivi. Questo non è possibile perché noi abbiamo alla fine un unico cliente che si chiama consumatore. E non è possibile che al consumatore arrivino dieci visioni diverse o concetti diversi. Quindi il fare sistema e concentrarsi su alcuni pilastri che possano aiutare tutto il nostro settore è determinante. Noi abbiamo convenuto, insieme ad altri interlocutori del nostro mercato, che One Health potesse essere il concetto più importante da diffondere al consumatore. One Health vuol dire animali più sani. Di conseguenza avremo un cibo più sano e soprattutto andremo a rispettare quello che è l'ambiente. Perché già solo investire nella prevenzione vuol dire non diffondere nell'ambiente delle sostanze ricche di principi attivi come gli antibiotici", ha spiegato Sani.
Progetto Ue Farm to Fork è One Health, cos'hanno in comune?
"Il progetto Ue From Farm to Fork, che sembra molto teorico, per Msd è in realtà molto chiaro e molto pratico. Facciamo l'esempio di un allevatore che ha degli animali, come dei bovini. Msd è in grado come prima cosa di identificarli con una macchina o un sistema elettronico. Questi animali vengono poi sottoposti ad una serie di vaccinazioni per la prevenzione delle malattie più importanti come pastorellosi o Ibr. Di conseguenza possono essere monitorati grazie ad un sistema tecnologico che ci dice quanti metri fanno al giorno, quando stanno seduti, quanto bevono, quanto mangiano, quanto ruminano ecc. Tutte informazioni che ci possono anticipare eventuali patologie. Il consumatore finale ad acquistare questi prodotti in negozio avrà un alimento sano e, in base a questa tracciabilità, verrà a conoscenza di tutta la storia dell'animale", ha aggiunto.
"Questo percorso rende ancora più forte i nostri prodotti finali e ci aiuta a difendere quello che è il made in Italy. Noi abbiamo produzioni speciali. Il nostro maiale di 180 chili, serve per fare prosciutto. In altre parti del mondo macellano 110 chili per fare delle salsicce. Quindi, ripeto, il Farm to Fork è l'esempio concreto, di cosa vuol dire One Health. Perché noi siamo in grado di monitorare tutta la salute dell'animale, conoscere la sua vita, garantire al consumatore un prodotto salubre e di alta qualità, con la prova anche di come questo animale ha vissuto, di come è stato trattato e valutando anche dei parametri di benessere animale", ha concluso Sani.
EFA News - European Food Agency